Quei minori che lavorano nelle piantagioni di tabacco

NEW YORK –  “Mi sentivo poco bene, come se qualcosa non andasse in me. E’ stato durante la notte che è cominciato tutto…mi è venuto un tremendo mal di stomaco. Era così forte che mi misi a piangere. Mia madre stava per portarmi al pronto soccorso, perché stavo davvero troppo male. E ho iniziato a vomitare. Penso di aver vomitato tre o quattro volte quel giorno. Un’esperienza bruttissima”. Ines ha 17 anni e lavora in una piantagione di tabacco nel Nord Carolina. E’ una dei 26 lavoratori minorenni, tra i 16 e 17 anni, intervistati da Human Rights Watch lo scorso mese di luglio per documentare le condizioni di lavoro e i rischi cui sono esposti gli adolescenti impiegati dalle grandi compagnie americane del tabacco.

Quasi tutti gli adolescenti intervistati hanno raccontato di lavorare 11 o 12 ore al giorno in condizioni estreme, senza adeguate protezioni contro i pesticidi. Nausea, vomito, forti mal di testa, vertigini, sono alcuni dei sintomi dovuti all’esposizione agli antiparassitari e all’avvelenamento da nicotina. Poi ci sono il dolore cronico e le ferite causati da movimenti ripetitivi. Solo pochissimi di loro sono stati informati sui rischi che corrono. Nelle piantagioni non ci sono abbastanza bagni chimici e non c’è acqua neanche per lavarsi le mani.

Molti di loro hanno iniziato a lavorare a 12-13 anni, per contribuire al sostentamento della famiglia. Spesso si tratta di lavoratori stagionali, impiegati durante i mesi estivi. Ma questo non diminuisce i rischi ai quali sono esposti.

“Ragazzi troppo giovani per poter comprare legalmente un pacco di sigarette vengono esposti alla nicotina mentre lavorano nelle piantagioni di tabacco” spiega Margaret Wurth, ricercatrice sui diritti dei minori di HRW e coautrice del rapporto. “Il governo degli Stati Uniti e le compagnie dovrebbero proteggere i minori dai rischi che questo lavoro comporta”.

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Già nel 2014 HRW aveva pubblicato un altro report in cui erano documentate le conseguenze del lavoro minorile nell’industria del tabacco. Erano stati intervistati 141 bambini tra i 7 e i 17 anni, che lavoravano in quattro stati americani. Nello stesso anno, alcune compagnie di tabacco con sede negli Stati Uniti e alcuni gruppi di coltivatori si sono attivati per vietare l’impiego di lavoratori sotto i 16 anni nelle piantagioni, ma secondo Human Rights Watch non basta perché anche tutti i ragazzi sotto i 18 anni sono vulnerabili ai danni causati da questo tipo di lavoro.

Le leggi americane offrono ancor meno protezioni ai minori rispetto alle politiche aziendali del settore. Secondo il diritto del lavoro degli Stati Uniti, è legale assumere bambini di 12 anni a lavorare per un numero imprecisato di ore al di fuori dell’orario scolastico, in una fattoria di tabacco di qualsiasi dimensione con il permesso dei genitori. Inoltre, non esiste una età minima per lavorare nelle aziende agricole di proprietà o gestite da membri della famiglia.

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Ricerche scientifiche hanno dimostrato come gli adolescenti siano più vulnerabili ai pericoli di questo tipo di attività lavorativa perché il cervello è ancora in fase di sviluppo. La corteccia prefrontale – che è la parte del cervello che usiamo per pianificare, risolvere problemi e controllare gli impulsi – continua a svilupparsi durante l’adolescenza fino ai 20 anni ed è sensibile ad alcune sostante come la nicotina. Mentre gli effetti a lungo termine dell’assorbimento della nicotina attraverso la pelle non sono certi, l’esposizione ad essa durante l’adolescenza è stata associata a disturbi della personalità, e a problemi di memoria, attenzione, controllo deli impulsi e di cognizione che si presentano nel corso della vita.

Per questo Wurth è categorica: “Il governo degli Stati Uniti deve fare di più per proteggere i bambini lavoratori dai rischi del tabacco. Governo e Congresso devono intervenire urgentemente per vietare l’impiego di manodopera di minori sotto i 18 anni nelle piantagioni di tabacco”.

Francesca Caiazzo