Tumori, Piercarlo Gentile (Centro Radioterapia Fatebenefratelli): “Conosco l’esodo sanitario dei calabresi”

“Nella mia quotidianità ricevo pazienti che provengono dalla Calabria, rivolgendosi alla mia struttura per trattamenti oncologici. Sono ben noti oramai gli impressionanti numeri che descrivono “l’esodo sanitario” a cui è costretta la popolazione calabrese (per l’oncologia si parlano di numeri prossimi al 50%)”. Sono le parole di Piercarlo Gentile, direttore del Centro di Radioterapia FateBeneFratelli di Roma, che esprime soddisfazione per il documento approvato ieri dall’assemblea dei sindaci del crotonese che chiedono l’attivazione della PET e della Radioterapia del Marrelli Hospital di Crotone. Di seguito la sua lettera.

 

Apprendo con grande apprezzamento che i sindaci della provincia di Crotone hanno approvato un documento di sostegno al Marrelli Hospital in cui si chiede a gran voce e vigore l’utilizzo della PET e della RADIOTERAPIA in convenzione con il SSN (sistema sanitario nazionale). Prestazioni, peraltro, richieste dallo stesso Direttore dell’Asp di Crotone.

I recenti dati epidemiologici testimoniano per un paziente con diagnosi di patologia oncologica, un’aspettativa di vita a 5 anni superiore al 50%, con percentuali sensibilmente maggiori per alcune patologie ad alta incidenza come quella prostatica e quella mammaria. Ciò grazie alle continue conquiste nelle terapie specifiche (farmacologiche, radiologiche, chirurgiche), sempre più integrate e proiettate verso una personalizzazione del trattamento.

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Nel 2012 14.1 milioni di nuovi casi di cancro sono stati registrati nel mondo, con circa 8.2 milioni di decessi. Il cancro nel 2012 ha raggiunto un triste primato, diventando la principale causa di morte e disabilità nel mondo. Nel 2030 le stime parlano di 24.6 milioni di nuovi casi di cancro nel mondo, con una proiezione di circa 13.0 milioni di morti causa specifica.

Circa il 50% dei nuovi casi di cancro necessiterà di trattamenti radioterapici. Tale accesso è difficoltoso soprattutto nei paesi più poveri dove solo il 10% della popolazione potrà giovare di questa tipologia di trattamenti. Sorprendentemente lo studio mette in evidenza però una carenza nella distribuzione sul territorio di moderni centri di radioterapia anche nei paesi più industrializzati. Nel 2011 (dati Associazione Italiana Radioterapia Oncologica) sono stati trattati con radioterapia circa 230.000 pazienti (circa il 64% dei pazienti affetti da tumore).

I Centri di Radioterapia Oncologica sono 165 (con 346 Acceleratori installati). La media nazionale è di 5.7 Acceleratori Lineari/1000.000 di abitanti (gli standard europei indicherebbero 7-8). I Centri e gli Acceleratori lineari sono distribuiti in maniera non uniforme sul territorio nazionale. Si va dai 2.7 Acceleratori/1.000.000 di abitanti della Calabria ai 9.7 del Friuli. Ancora più importante è la fotografia del parco Acceleratori sul territorio che evidenzia non solo la carenza di numero, ma soprattutto la necessità di un rinnovamento tecnologico di questi.

Il Ministero della Sanità, nel documento “Criteri di appropriatezza diagnostico-terapeutica in oncologia” prodotto nel 2010, riconosceva la patologia oncologica e oncoematologica come seconda causa di morte nel nostro Paese, prevedendo 250.000 nuovi casi di tumore.

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Sono il direttore del Centro di Radioterapia dell’Ospedale FateBeneFratelli S.Pietro di Roma e dell’Advanced Radiotherapy Center UPCM (University of Pittsburgh Medical Center), un centro di radioterapia avanzato che nasce nel 2013 da una collaborazione tra UPMC Italy e l’Ospedale San Pietro FateBeneFratelli. Ma sono soprattutto un calabrese/crotonese, uno dei tanti medici della nostra regione che ha trovato riconoscimenti fuori la propria terra e che soffre quando viene a conoscenza delle difficoltà che riscontrano i pazienti calabresi a trovare in loco i requisiti minimi per ottenere risposte ai propri fabbisogni di salute/benessere e alle loro leggittime richieste che riguardano le prestazioni sanitarie.

Nella mia quotidianità ricevo pazienti che provengono dalla Calabria, rivolgendosi alla mia struttura per trattamenti oncologici. Sono ben noti oramai gli impressionanti numeri che descrivono “l’esodo sanitario” a cui è costretta la popolazione calabrese (per l’oncologia si parlano di numeri prossimi al 50%).

Conosciamo anche le difficoltà economiche in cui si muove la Regione Calabria per quanto riguarda il deficit sanitario. Adesso c’è una possibilità concreta anche per la Calabria, grazie alla possibile apertura al pubblico (in convenzione con il sistema sanitario) di un Centro di Radioterapia Oncologica avanzato, dove poter applicare le migliori e più avanzate tecniche per la cura dei tumori, con macchinari, professionisti e metodologie internazionali, le stesse che troveremmo a Milano, a Roma o a Pittsburgh.

La struttura crotonese ha ottenuto un accordo di collaborazione clinico-scientifica con Amethyst, una importante realtà internazionale, che opera nel campo della radioterapia oncologica in diversi paesi europei, dove ha dato vita a numerosi moderni centri di radioterapia, formando una rete per lo sviluppo e la gestione di presidi di assoluta eccellenza.

Quello che mi chiedo è questo: conoscendo la domanda oncologica nel nostro territorio calabrese, ancora più spiccata nella Provincia di Crotone, fatto salvo le difficoltà economiche in cui versa la Regione Calabria che limitano di molto le sue capacità di investimento per dar vita alla costruzione di strutture sanitarie dedicate (locali specifici, bunker per gli acceleratori lineari etc) a cui poi devono essere destinati altre risorse economiche per l’acquisto e la manutenzione delle apparecchiature sanitarie e per l’assunzione del personale specializzato necessario, non sarebbe utile prendere spunto da altre regioni (un esempio su tutti la Lombardia campione di mobilità attiva sul territorio nazionale) che hanno risolto parte di questi problemi dando la possibilità a privati accreditati di sopperire a questa carenza?

In questi casi verrebbe a decadere la necessità immediata di reperire fondi importanti di investimento per l’implementazione delle strutture, riservando le limitate risorse economiche all’acquisto di prestazioni (DRG), in grado di soddisfare la domanda (per ora del tutto insoddisfatta) della popolazione di prestazioni sanitarie di qualità.

Proprio sulla qualità la dirigenza della Regione Calabria dovrebbe incentrare la propria attenzione ed energia. Instituendo un organismo di controllo della qualità delle prestazioni erogate in attività permanente sul territorio regionale e sottraendo risorse, fino all’annullamento dell’accreditmento stesso, per quelle strutture che non rispettano i livelli di qualità richiesti.

A questo proposito una bellissima iniziativa, innovativa nel suo genere, vedrebbe i dirigenti di struttura complessa a capo dei centri di radioterapia oncologica sul territorio calabrese (dr Domenico Pingitore responsabile dell’UOC di Catanzaro, dr Luigi Marafioti responsabile dell’UOC di Cosenza e del dr Said Al Sayyad responsabile dell’UOC di Reggio Calabria e del prossimo responsabile dell’UOC di Crotone) impegnati nella formazione di una rete condivisa, per la gestione dei flussi oncologici e dei processi di formazione e aggiornamento, all’interno del territorio calabrese.

Tempo fa ho partecipato ad un meeting internazionale dove ho ascoltato la proposta di alcuni colleghi provenienti dalla Croazia. Tale proposta era sostenuta anche dalla struttura governativa croata e consisteva nella volontà, sfruttando le bellezze naturalistiche di quella regione, di dare vita ad una vera e propria offerta di una sorta di “Turismo Sanitario”, assicurando al flusso di pazienti che aderiva, non solo la qualità della prestazione sanitaria richiesta, ma anche la possibilità di riceverla in luoghi di riconosciuta bellezza paesaggistica.

Recentemente il New York Times ha incoronato la Regione Calabria, elegendola tra le mete imperdibili del 2017. La nostra è una grande terra, sta a noi renderle onore.