“Un Posto al sole” compie 20 anni e strizza l’occhio al sociale

NAPOLI – Gli attori di Un Posto al Sole lo sanno: prima o poi, si troveranno ad affrontare un tema sociale. Chi più chi meno. Compie vent’anni la serie in onda dal lunedì al venerdì in prima serata su Raitre e autori, produttori e attori ci tengono a precisare che non è una soap, bensì un “real drama” che si emancipa dal format televisivo australiano “Neighbours” (“Vicini”) girato a Melbourne sin dal 1985 e dove hanno recitato persino Russell Crowe e Kylie Minogue per la sua aderenza ai grandi temi dell’attualità. Nella serie voluta a Napoli da Giovanni Minoli nel 1996 e realizzata nel Centro di Produzione Rai con la società australiana FremantleMedia, oltre all’incrocio di sentimenti ipertrofizzati e talora anche improbabili, c’è il lato “social” che bilancia quello comico, spesso in chiave partenopea. Alcolismo, dipendenza da droghe, camorra, violenza sulle donne, crimini ambientali alcuni dei temi più rappresentati, insieme all’omosessualità che varie volte ha fatto capolino nella fiction. Il sociale è entrato quasi d’ufficio in Un Posto al Sole, perché la serie è considerata servizio pubblico della Rai.

“L’aspetto più importante che dà un’identità ad Un Posto al Sole – sottolinea il produttore creativo Fabio Sabbioni – in quanto prodotto del servizio pubblico, e la rende unica rispetto alle soap americane, è il sociale legato all’attualità e al territorio. Abbiamo affrontato temi quali i rifiuti tossici e la camorra con scene girate con i reali familiari delle vittime”. La serie dedica al sociale diversi personaggi: dal magistrato antimafia al camorrista pentito fino all’assistente sociale Giulia Poggi, interpretata da Marina Tagliaferri. “Svolgo questo ruolo con molto piacere – dice l’attrice – perché ci credo, sono una persona molto legata al senso della giustizia e sin da ragazzina reagivo violentemente alle ingiustizie, non solo verso di me ma anche nei confronti degli altri. A parte tutte le storie che abbiamo avuto, ho fatto qualche anno fa per la Campania uno spot per l’abbandono dei neonati nei cassonetti in cui si informavano che chiunque donna poteva entrare in un ospedale senza dire chi fosse e dire che voleva partorire, potendo poi scegliere se andarsene e lasciare il bambino in mani sicure. È importante che si sappiano queste cose perché non sapendole, una donna disperata può agire in preda al panico”.

“Quando introdussi il personaggio del boss Vintariello ebbi qualche problema – dice l’head writer Paolo Terracciano – perché ci si aspettava un personaggio più schematico: il camorrista solo cattivo. Invece Vintariello ha delle sfumature, volute per rendere il racconto più vero e, attraverso il percorso che fa nella storia, trasmettere anche un certo tipo di messaggio a casa”. Terracciano ha anche vinto a settembre il Premio Lamberti per la Responsabilità Sociale per il modo in cui tratta le tematiche sociali in Un Posto al Sole. “Sono fiero di questo premio – dice – Quando trattiamo storie che al loro interno hanno una tematica sociale per noi è una gioia perché sappiamo che stiamo facendo bene il nostro lavoro, non in automatico: è uno stimolo che ci costringe a documentarci e a fare sempre meglio”. (Agenzia Redattore Sociale)