Terra dei Fuochi, don Manganiello: “Il nuovo carcere di Nola costruito con i soldi della bonifica”

don aniello manganiello

A Nola sorgerà un nuovo carcere, sarà il terzo più grande della Campania dopo Poggioreale e Secondigliano. Per costruirlo ci vorranno circa 75 milioni di euro, una cifra enorme, sono soldi sottratti alla bonifica delle nostre terre inquinate“. A denunciarlo è don Aniello Manganiello, parroco di frontiera e fondatore di Ultimi, Associazione per la legalità, pronto a portare avanti una battaglia per impedire la costruzione del nuovo penitenziario in Campania.

“C’è una gara d’appalto già aperta – spiega il prete all’agenzia Dire – per costruire un carcere da 1200 posti. Il nostro territorio non ha paura di accogliere i detenuti ma i cittadini non sono mai stati interpellati. La comunità locale non è stata informata eppure dovrà convivere con nuova cementificazione mentre sottraiamo all’agricoltura del terreno che andrebbe valorizzato. Stiamo violentando la vocazione agricola delle nostre terre”. Per il parroco, l’intero territorio nolano negli ultimi anni e’ stato oggetto di una “indiscriminata opera di cementificazione – racconta – con la creazione del Cis, ora in crisi, del centro commerciale Vulcano Buono, dove i giovani vengono sfruttati e lavorano con contratti stagionali, del deposito Ntv di Italo e del polo industriale a Boscofangone. Ma il cemento ha prodotto solo più disoccupazione per i nostri giovani, mentre i migliori cervelli di questa terra scappano all’estero: una desertificazione umana e giovanile”. La comunità nolana chiede “di non essere più un numero”.

La testimonianza di don Aniello Manganiello è quella di un parroco che ascolta quotidianamente i propri cittadini “ormai stanchi – dice – di istituzioni sorde. Vogliono lavoro, incentivi per giovani e attività produttive, sono stufi dei proclami del governo nazionale e regionale”. Il prete denuncia come i fondi che il governo Renzi ha destinato alla Terra dei Fuochi “non sono serviti a bonificare nulla è ad analizzare le acque inquinate. Abbiamo chiesto – conferma – esami epidemiologi senza ottenere niente. Qui, quattro giovani sono morti di leucemia e le istituzioni non ci danno risposte”. (DIRE)