Emergenza baby gang: “Investire sul sociale”. Le proposte dell’Unione camere minorili

ROMA – Bambini usati come corrieri della droga, con la cocaina nascosta nelle uova di cioccolato, mentre sulle strade di Napoli si continua a morire nella guerra scatenata dalle baby gang per guadagnare terreno dopo il vuoto di potere provocato dalle ultime imponenti operazioni di polizia. Intervenendo sulla nuova emergenza, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha proposto di abbassare l’età punibile dei minori. Ma la sua soluzione sta sollevando un coro di “no”.

“Il problema di fondo è non farsi trascinare dal timore dell’emergenzialità – sostiene l’avvocato Tiziana Petrachi, responsabile nazionale del settore penale dell’Unione nazionale camere minorili -. Capisco e posso condividere la posizione di Alfano su un aspetto: purtroppo la criminalità organizzata, soprattutto in determinati contesti, sfrutta molto i minori. Lo stiamo vedendo anche qui in Puglia dove vengono utilizzati bambini anche molto piccoli, di 8, 9, 10 anni, come corrieri della droga. Ma più che innalzare le pene o abbassare l’età punibile dei minori, bisogna intervenire sulla società”.

Avvocato Petrachi quali sono i primi interventi da attuare?
Occorre responsabilizzare i cittadini, rieducare soprattutto gli adulti: devono rendersi conto che ci vuole senso di responsabilità in tutto ciò che si fa.Prevedere interventi che tendano a limitare la responsabilità genitoriale delle persone che utilizzano i minori.Fornire risorse immediate agli operatori e agli organismi che lavorano sul campo.E’ necessario dare più possibilità a chi può intervenire nel sociale, impegnando risorse da parte dei comuni, delle province, delle regioni. Bisogna offrire risorse agli operatori che agiscono per rimuovere la causa del disagio, solo in questo modo i problemi possono essere risolti.Non esiste la bacchetta magica. Fenomeni come la camorra, la ‘ndrangheta, la mafia, la sacra corona unita non si possono scardinare dall’oggi al domani ma se non si inizia a lavorare con quella famosa goccia che pian piano erode la roccia, non arriveremo mai a nulla.E’ inutile arrivare con i fucili spianati se negli uffici gli operatori del sociale non hanno i soldi per la benzina delle macchine di servizio o per fare le fotocopie. Occorre dare fiducia a quelle persone che, come don Ettore Cannavera, sono quotidianamente fianco a fianco a questi ragazzi.

Lasciati troppo spesso soli…
Esatto. Il problema è anche che abbiamo regioni non presidiate: bisogna sostenere con forza la rete del sociale, per esempio nelle zone di frontiera del napoletano, a Secondigliano, Scampia, dove ci sono parroci che fanno molto più di tanti altri organismi chiamati ad intervenire.Gli unici presìdi che abbiamo in queste zone sono riferibili al volontariato, alle persone che guardano in faccia i ragazzi che la camorra riesce facilmente ad assoldare, per capire per quale motivo non hanno altre possibilità o alternative a quel tipo di vita. Il fenomeno non può essere giustificato e va combattuto con tutte le nostre forze ma dobbiamo scegliere le armi giuste.

Serve l’esercito?
Può anche servire l’esercito, così come può essere utile aumentare il numero degli uomini delle forze dell’ordine ma a tutto questo bisogna affiancare consultori che funzionino, assistenti sociali che possano operare adeguatamente. Le persone delinquono prevalentemente perché si sentono lasciate sole, abbandonate.Non è così semplice dire che un ragazzo sicuramente a 16 anni è già pienamente capace di intendere e di volere, quando forse non lo sono nemmeno i 18enni e i 20enni. Modificare l’età della punibilità significa intervenire sul codice civile dove si prevede che la capacità di agire è fissata ai 18 anni. L’intervento non è più tanto relativo al codice penale, quanto piuttosto al chiedersi: vogliamo diventare maggiorenni a 16 anni? Vogliamo diventarlo a 15? A 10? Per fare paradossalmente un discorso ad ampio raggio.

Come vede, in questo ambito, la riforma proposta per tribunali e procure minorili?
Mi trova a cavallo di un’altra situazione che stiamo affrontando a livello di Unione: il disegno di legge del governo sulla riforma del processo civile, che in un emendamento approvato il 27 gennaio scorso dalla commissione giustizia ha previsto l’abolizioni dei tribunali per i minorenni e delle procure minorili. Non ci si rende conto che è inutile che abbassiamo l’età della punibilità se poi andiamo a scardinare il sistema minorile che attualmente funziona.Se pretendiamo di abolire le procure e i tribunali per i minorenni e di istituire sezioni specializzate nei distretti di corte d’appello o gruppi specializzati nelle procure ordinarie, vuol dire che non abbiamo compreso il valore del loro ruolo, specialmente in certi ambiti, e che non si può intervenire tagliando a destra e a sinistra.Così come, se alziamo le pene o abbassiamo l’età punibile andiamo solo a riempire ulteriormente le carceri, senza fare attività di recupero delle persone che entrano nel circuito penale e, soprattutto, non favoriamo il reinserimento sociale. (Agenzia Redattore Sociale)