Ecco perché si vota con le matite copiative

Dopo le polemiche sulle matite copiative, che hanno infiammato i social network in occasione del referendum costituzionale, costringendo anche il Viminale a intervenire con una nota ufficiale, in tanti si sono chiesti perché al posto delle matite non vengano utilizzate delle semplici penne biro per esprimere la propria preferenza sulla scheda elettorale.

ELEZIONI POLITICHE 2018, ECCO COME SI VOTA

Innanzitutto, perché una tradizionale penna a sfera potrebbe lasciare una traccia sulla scheda che può essere visibile sul lato opposto della stessa col rischio di non garantire il diritto alla segretezza del voto. Inoltre, la penna potrebbe rompersi e l’inchiostro, macchiando la scheda elettorale, invaliderebbe il voto mentre nel caso di rottura della matita, basta temperarla.

La matita copiativa serve dunque a impedire cancellature e manomissioni: non lascia trasparire segni sul retro della scheda e se il segno apposto dall’elettore è poco marcato o su un simbolo scuro, esso è comunque visibile in controluce con riflessi violacei.

L’utilizzo della matite copiative nei seggi elettorali in Italia risale al 1946, quando gli italiani furono chiamati a votare per decidere sul referendum tra monarchia e repubblica.

Da allora ne è passato di tempo e forse sarebbe anche il momento di pensare a una modalità di voto più moderna e sicura a prova di brogli. Nel frattempo, ricordiamoci che per votare è possibile utilizzare solo ed esclusivamente le matite che ci vengono consegnate nei seggi elettorali, pena l’annullamento del voto.

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