Vigili del Fuoco, una vita in prima linea. Intervista a Lorenzo Botti, caposquadra VVFF Roma

24 agosto: Amatrice. 15 giorni trascorsi tra macerie, polvere e distruzione in una corsa affannata contro il tempo per strappare vite umane alla morsa del tufo e del cemento. E quel che resta di un paese, alla violenza delle scosse che non danno tregua.
10 settembre, il ritorno alla base, scandito da un post su facebook: “Torno a casa per qualche giorno. Ho lasciato un fiore sulle macerie, per quelli che non ci sono più. Per ricordare”.
27 ottobre: nuovo terremoto, nuovo allarme e la partenza per le Marche, destinazione Camerino. Ancora un post a fotografare il momento, sfidando il buio pesto con le fotoelettriche e il coraggio d’ordinanza: “Per ora solo tanta paura”.
29 ottobre: due giorni di lavoro e poi il rientro. “Si torna a casa. Grazie! Gente di Camerino, ospitali e orgogliosi. Noi ci abbiamo messo il cuore. Non vi dimenticheremo”.
30 ottobre: nemmeno il tempo di respirare e scatta la nuova emergenza con la scossa delle 7.41. La più devastante, in Italia, dal 1980. Si riparte, destinazione: Norcia.

Lorenzo Botti, capo squadra dei Vigili del fuoco di Roma, istruttore esperto nazionale di Unità cinofila: presente. Col suo cane e una dedizione che ha contraddistinto il suo Corpo e che non è passata inosservata a livello mondiale. Tanto da ottenere un primo, importante riconoscimento: i vigili del fuoco che hanno operatori nei centri devastati dal sisma rappresenteranno infatti l’Italia nel premio internazionale “Conrad Dietrich Magirus Award 2016”, una specie di Nobel destinato alle squadre dei Vigili del Fuoco che nel mondo si sono contraddistinte per le operazioni di maggior valore. A selezionarli, insieme ad altre 9 divisioni che arrivano da Arabia Saudita, Polonia, Francia, Cile, Brasile, Colombia e Danimarca, sono stati gli organizzatori del premio dedicato all’imprenditore tedesco e pioniere dei vigili del fuoco che inventò la prima autoscala al mondo. In particolare, è candidato al Premio il Coem, Reparto Comunicazione in Emergenza del Dipartimento dei vigili del fuoco di Roma, per aver gestito l’emergenza in centro Italia. E per sostenere i vigili italiani, si può votare on line fino al 9 dicembre sul sito del Premiio.

In mezzo, il 4 ottobre, la premiazione a Roma, alla presenza del presidente del Senato, Pietro Grasso, nell’ambito del “Festival animali”, organizzato dall’Ente nazionale protezione animali, “per il lavoro svolto e la generosità dimostrata verso gli animali nel corso degli interventi di soccorso nelle aree terremotate del centro Italia”.
Lorenzo Botti lo raggiungiamo al telefono. “Sono in centro, a Norcia”, nel cuore della nuova zona rossa che ha ingoiato un’area vastissima dell’Appennino centrale.

Tre emergenze nel giro di due mesi. Qual è stato il momento peggiore?
Senza dubbio l’arrivo ad Amatrice, per il senso di impotenza. All’alba del 24 agosto eravamo già sul posto e dovunque ti giravi c’era gente straziata che chiedeva aiuto. Avrei voluto aiutare tutti ma era fisicamente impossibile. Non eravamo abbastanza ed è stato devastante. Poi pian piano sono arrivati i colleghi e gli altri soccorsi e il livello delle richieste si è abbassato.

Prima Amatrice, poi Camerino, adesso Norcia. Criticità e interventi diversi. Come li avete vissuti e affrontati?
Ad Amatrice c’era la distruzione totale: abbiamo soccorso i feriti, estratto i corpi di chi non ce l’ha fatta, c’è stato il contatto viscerale con le persone. Con la soddisfazione e la gioia indescrivibile di un salvataggio e con la desolazione e il senso di impotenza davanti alla morte. A Camerino siamo entrati per primi e non sapevamo cosa avremmo trovato. Se c’erano dispersi. La sensazione che mi è rimasta addosso è del buio totale, del rumore degli edifici che crollavano e della polvere. Tantissima polvere. I nostri cani giravano tra le macerie e si fermavano davanti alle porte delle abitazioni. Pochi secondi e scoprivamo che c’erano dentro persone che non volevano uscire. Ce ne sono sempre, ci sono state ad Amatrice e anche a Norcia. Sono quasi sempre anziani che fanno fatica ad abbandonare le abitazioni. E devi lavorare parecchio, con tanta pazienza e comprensione, per convincerli a seguirti. Abbiamo ispezionato ogni crollo, per tutta la notte, con controlli incrociati e alla fine per fortuna l’esito è stato negativo.

Ci sono stati interventi particolari?
Le situazioni particolari che abbiamo incontrato a Camerino sono state due: l’evacuazione del carcere, con tutti i detenuti che sono usciti e gli agenti arrivati per scortarli. E l’aiuto agli studenti: c’erano tantissimi studenti, non solo italiani. Dopo la scossa i ragazzi erano scappati senza vestiti, lasciando tutto in casa, compresi i documenti e il passaporto. La mattina stessa le ambasciate hanno dato ordine di rientro e li abbiamo aiutati andando a recuperare vestiti, passaporti e tutto quelli che serviva per partire. E’ stato un intervento abbastanza rischioso perché nel frattempo le abitazioni continuavano a crollare sotto la pressione delle scosse.

Che differenza avete trovato nelle costruzioni?
Amatrice era semi distrutta e ora praticamente non esiste più. La particolarità di Camerino è che per la maggior parte è rimasta in piedi. Le case sono molto lesionate, rischiano di cadere ma sono tenute insieme dal sistema delle chiavi, delle catene, dovute alle ristrutturazioni. Si tratta di un sistema di barre d’acciaio che tengono insieme le case, come fossero cucite tra loro. Dove sono posizionati i sistemi delle catene, le case hanno resistito.
Ad Amatrice ne abbiamo trovate poche, a Camerino e Norcia tantissime. Nelle chiese questo tipo di intervento non è possibile, anche per questo sono venute giù tutte.

I vostri cani in questi due mesi hanno affrontato un lavoro notevole. Come avviene il recupero fisico?
I cani sono stremati. Al rientro dobbiamo ‘rimetterli in sesto’, riaprendo l’attività formativa. Oltre ai problemi fisici, specialmente alle orecchie, alla gola e dovuti a piccoli traumi, dobbiamo affrontare lo stress psicologico causato dall’ambiente e dal cambiamento radicale di ritmi. Va fatta una riqualificazione dell’addestramento per motivare il cane a riprendere l’attività. Per loro la ricerca di persone è un gioco,ma in queste situazione il gioco diventa molto pesante, tanto che dobbiamo riportarlo a un alto grado di motivazione.

Quando lasciate le zone terremotate e rientrate alla base, che tipo di attività vi aspetta?
Gli interventi ‘ordinari’: ricerca di persone scomparse, anziani che si sono allontanati da casa, sportivi che si perdono in montagna o cercatori di funghi che non tornano a casa. Questo è il periodo dei funghi, c’è sempre molto da fare.

Il ricordo più intenso che vi rimarrà di Norcia.
A pochi minuti dall’arrivo. Siamo scesi dalla macchina ed è arrivata una scossa molto forte. Il fabbricato che era a pochi metri da noi è crollato e siamo stati investiti da una grandissima quantità di polvere. Sono stati secondi interminabili perché ognuno di noi temeva per i compagni. Poi, a mano a mano che la polvere si abbassava, abbiamo fatto la conta. Ed eravamo ancora tutti lì. Vivi. (Agenzia Redattore Socile)