Un “orto sociale” nel cuore di Napoli

Foto da Facebook

Far riappropriare i cittadini del territorio che vivono nella quotidianità. È con questo spirito che nasce e si articola il progetto “Il Giardino degli Scalzi: diritti dei Bambini”. Si tratta di uno spazio di circa 2.600 metri quadrati circondato dai palazzi nel quartiere Materdei, in pieno centro di Napoli (a ridosso del famoso Museo archeologico), che è stato chiuso e abbandonato per vent’anni: ora potrà tornare a vivere grazie al lavoro dell’associazione Asso.gio.ca. che, assieme ad Agesci e con il supporto del Centro servizi per il volontariato di Napoli, cercherà di rimettere in sesto lo storico giardino settecentesco, al quale è collegato anche un chiostro-agrumeto che confina con l’antico monastero degli agostiniani scalzi. L’associazione napoletana ha ricevuto gli spazi in comodato d’uso dall’Augustissima Arciconfraternita dei Pellegrini che ne detiene la proprietà.
Un luogo che potrebbe diventare il ritrovo per gli abitanti del quartiere, ma anche uno spazio per appuntamenti di varia natura. Non solo. Se rimesso in sesto e coltivato il giardino può essere anche un passatempo per quanti non sanno come far passare la giornata. Una risorsa in un territorio che potrebbe beneficiare di molti altri antichi edifici abbandonati. Asso.gio.ca. crede molto in questo progetto, tanto da essere in costante contatto con la soprintendenza ai beni monumentali e con il comune di Napoli che ne hanno già approvato il rigido piano di restauro.

La salvaguardia dell’ambiente è il propulsore che da la carica ai tanti giovani che non vedono l’ora di realizzare un orto urbano e sociale in uno dei luoghi storici del quartiere e dell’intera città. Un progetto ambizioso che necessita però di fondi che l’associazione non ha. Pertanto è stata lanciata una campagna di crowdfunding per completare le opere di restauro. Per sostenere il progetto basta collegarsi alla piattaforma Meridionare e il gioco è fatto.
L’associazione Asso.gio.ca. non opera solo per la riqualificazione di luoghi abbandonati. Tra le attività messe in piedi in questi anni ci sono alcuni progetti per il recupero sociale di minori a rischio, la promozione della cultura, la tutela del patrimonio storico-monumentale, la tutela ambientale, l’affido familiare, l’adozione a distanza, le attività per la terza età. Un impegno a trecentosessanta gradi nel campo sociale partenopeo.

Negli ultimi anni sono cresciute in Italia le esperienze di orti sociali. Milano è tra le città più attive in tal senso, nonché tra le veterane che hanno sperimentato con successo da tempo questa condivisione sociale della terra. Anche Napoli e la sua provincia hanno già sperimentato attività similari. Ne sono un esempio gli orti sociali del quartiere Ponticelli, nell’area orientale della città, nato poco più di un anno fa in un terreno abbandonato. Il quartiere, attraverso i patti di legalità tra la prefettura e le municipalità, se ne è riappropriato, nonostante le intimidazioni prima dell’apertura.
Un posto abbandonato per anni, ricoperto di erbacce, dove la criminalità nascondeva le armi all’interno di buche scavate nel terreno. Un’altra esperienza riuscita è quella messa in campo dalla cooperativa sociale “Giancarlo Siani” di Ercolano che ha preso in gestione un giardino abbandonato in un palazzo storico del comune vesuviano da circa tre anni fidelizzando anche qualche scettico abitante del quartiere. (Agenzia Redattore Sociale)