Turchia-UE, ecco l’accordo

BRUXELLES Meno di quarantotto ore e l’Europa comincerà a rimandare in Turchia tutti i migranti in arrivo sulle coste greche. Sarà questo l’effetto più evidente dell’intesa faticosamente trovata a Bruxelles tra i leader Ue e il governo di Ankara per tentare di fermare il flusso di migranti in arrivo attraverso l’Egeo. Ci sono volute due riunioni tra Europa e Turchia e ore di trattative estenuanti ma si è riusciti a limare l’intesa fino a renderla accettabile per tutti. Superate, almeno sulla carta, le preoccupazioni legali relative ai ritorni dei richiedenti asilo in Turchia, che si temeva potessero bloccare il piano. “Tutti i migranti – specifica la dichiarazione finale – saranno protetti in accordo con i rilevanti standard internazionali e nel rispetto del principio del non respingimento”. E ancora “ogni domanda di asilo sarà valutata individualmente” e nelle operazioni sarà coinvolto anche l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Secondo quando chiesto da Ankara si applicherà un principio di uno a uno: per ogni siriano riammesso in Turchia, uno ne dovrà essere ricollocato in Europa. Gli Stati Ue sono però per il momento disponibili a mettere a disposizione un numero limitato di posti per l’accoglienza: 72mila in tutto. Significa che Ankara dovrà davvero impegnarsi per bloccare le partenze dalle sue coste o tutto il meccanismo potrebbe saltare. Se si dovesse superare il numero dei posti disponibili, specifica il testo concordato, il meccanismo sarà bloccato perché significa che qualcosa non sta funzionando.

Quello raggiunto è “un accordo praticabile” ma si tratta di “un’opera di dimensioni erculee”, ammette il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, secondo cui “la Grecia sta facendo fronte alla più grande difficoltà logistica nella storia dell’Ue”. I costi dell’operazione, calcola il capo dell’esecutivo comunitario, “arriveranno, nei prossimi sei mesi, a 280-300 milioni di euro”. Come i reinsediamenti di siriani dalla Turchia, anche l’esborso dei tre miliardi di fondi aggiuntivi che Ankara ha chiesto all’Ue per la gestione dei profughi sul suo territorio sarà legata ai risultati raggiunti. Per il momento i ventotto si sono impegnati a velocizzare il versamento dei tre miliardi promessi e già dalla prossima settimana il governo turco dovrebbe presentare progetti concreti a cui gli Stati membri dovranno contribuire. Una volta che queste risorse saranno esaurite si valuteranno impegni aggiuntivi.

In cambio del blocco delle partenze, Ankara porta a casa concessioni sul fronte liberalizzazione dei visti e avvicinamento all’Ue. Sul fronte della libera circolazione tra Ue e Turchia, a cui il governo turco conferisce importanza cruciale, resta fissata come obiettivo la data di fine giugno. Sull’apertura di nuovi capitoli negoziali, invece, ha retto il veto cipriota che ha bloccato l’apertura dei cinque capitoli negoziali che Davutoglu avrebbe voluto fossero messi nero su bianco (quelli relativi a energia, diritti fondamentali, giustizia, educazione e difesa). Nel testo si menziona soltanto il capitolo 33 (quello relativo al budget) su cui Cipro non ha avanzato obiezioni e che dovrebbe essere aperto entro presidenza di turno olandese e cioè entro la fine di giugno.Si tratta di un “giorno storico”, canta vittoria il premier turco secondo cui quello raggiunto è “un accordo molto importante” che certifica relazioni legate non solo alla “gestione delle crisi”  anche “ad una stessa visione per avere più cooperazione strategica tra Turchia e Ue”. (Agenzia Redattore Sociale)

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