Strage a Bruxelles, “musulmani non abbiate paura di denunciare”

aeroporto bruxelles

ROMA – “Come mai questi figli della quarta o quinta generazione di immigrati colpiscono con ferocia le società europee in cui sono cresciuti?”: Benaissa Bounegab, presidente della Casa della Cultura Islamica di via Padova a Milano, ha un tono cupo nel porsi questa domanda. “Stiamo vivendo anni difficili – afferma commentando gli attentati di Bruxelles -. Noi da soli non ce la facciamo a contrastare il veleno che nutre alcuni dei nostri giovani. L’integralismo coltiva le erbacce, le cose che la società tralascia. E mi chiedo dove abbiamo sbagliato con questi giovani, tanto che ora sono così vulnerabili e vengono ingannati da queste forze malefiche”.

“Condanniamo con fermezza questo ennesimo terribile attentato”, sottolinea Foad Aodi, presidente della Co-Mai, Comunita’ del Mondo Arabo in Italia. “Purtroppo- ha aggiunto- l’episodio di oggi conferma che questo terrorismo cieco mira ad una terza guerra mondiale: bisogna fermare questa catena di attentati che stanno, purtroppo, insanguinando Europa e Medio Oriente, ammazzando civili e innocenti, mirando a scatenare uno scontro tra civilta’ e religioni”. “Questi terribili terroristi – prosegue Aodi, che e’ anche medico e focal Point italiano sull’Integrazione per l’Alleanza delle Civilta’ (UNAoC- ONU)- non rappresentano nessuno e non c’entrano con il vero Islam”. 

Che il mondo musulmano alzi la voce lo chiede con forza anche Khalid Chouki, deputato Pd, responsabile dell’intergruppo parlamentare sull’immigrazione. “Le nuove generazioni di europei musulmani devono sentire sulle proprie spalle la responsabilità di eliminare qualsiasi tipo di indugio e vivere questo momento di dolore per rilanciare davvero un patto di piena cittadinanza contro il terrorismo, che colpisce e vuole colpire la società che abbiamo costruito in questi anni. – sottolinea il deputato -. La notizia dell’arresto di Salah Abdeslam nel cuore di Bruxelles, dove questo terrorista viveva protetto da una rete di omertà e silenzi, deve farci riflettere”. Da musulmano Chaouki ribadisce che tutti i musulmani devono sentirsi offesi per quanto avvenuto “per la bestemmia che viene fatta in nome del loro Dio e della loro religione”. (Agenzia Redattore Sociale)