Scuola, Flc-Cgil Trieste: nuove regole del governo non applicabili

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“Più uno spot che pienamente applicabili”. Commenta così alla Dire le nuove regole anti-contagio del governo per la scuola Matteo Slataper, segretario provinciale del Flc-Cgil di Trieste. “E’ molto complicata la gestione da parte delle scuole”, spiega, sia per il ritardo degli attestati di guarigione per il personale, sia per “quella ‘cabala’ molto strana per cui con uno, due, tre positivi in classe si rimane o si chiude”. Uno dei punti chiave, continua il sindacalista, “che secondo noi non è accettabile, è il fatto di discriminare i ragazzi, che sono minori quindi senza responsabilità della scelta, sulla base della vaccinazione o meno. Tanto più che- evidenzia- che per i docenti e i dirigenti non è possibile conoscere lo stato vaccinale”. La regola infatti prevede che a seconda del numero dei contagi, a sua volta a seconda del grado dell’istituto, i ragazzi non vaccinati possano essere tenuti in didattica a distanza (Dad).

“Si è tanto parlato della scuola come della parte importante per la società, ma poi le risorse importanti che sono state nominate non sono state investite”, prosegue Slataper, riferendosi, per esempio, proprio alla Dad, che per la Cgil rimane come ultima risorsa nell’emergenza. “Per la scuola già in crisi prima dell’epidemia, non si è fatto nulla- continua- il personale Covid è stato prorogato non per tutto l’anno, ma solo fino al 31 marzo, legato allo stato di emergenza; non si è fatto nulla per evitare di trovarci nuovamente tutta la scuola in Dad”.Le nuove regole in vigore dal 5 gennaio complicano ulteriormente la vita e il lavoro del personale docente e Ata, che già soffre di enorme stanchezza, nota il segretario Flc. Nella difficoltà di gestione delle regole e del personale, tra malattie e sostituzioni, si innesta la figura del ‘facilitatore’. “Precedentemente almeno c’era una scelta abbastanza chiara: o lezione in presenza, o a distanza- spiega- adesso c’è tutta una serie di casistiche in cui si ha una parte della classe in presenza e una parte a distanza. Se il docente è a distanza, c’è un collega facilitatore in classe che segue i ragazzi. Il primo problema è che questi docente aggiuntivi non ci sono, e il secondo è che la didattica mista funziona molto male, peggio della Dad”, sottolinea Slataper. E conclude: “Sono state date delle indicazioni che non tengono assolutamente conto dell’aspetto pedagogico della questione, ma solo della contabilità sanitaria. Ma la scuola ha tempi e modalità sue che vanno rispettate”. (Agenzia DIRE)