Scuola dietro le sbarre

Laboratorio di scrittura in carcere

ROMA – Resta molto basso nelle carceri italiane il grado di scolarizzazione dei detenutie, in moltissimi casi, è addirittura impossibile rilevare il dato. Secondo l’ultimo aggiornamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria su 54.072 detenuti (italiani e stranieri), 1.103 non hanno un titolo di studio, 593 sono analfabeti e 514 laureati. In mezzo ci sono i diplomati con licenza di scuola media inferiore (oltre 16 mila), quelli con licenza elementare (5.720), quelli con il diploma di scuola media superiore (3.537) e quelli che hanno frequentato scuole professionali (465). Spicca su tutti l’esercito di persone, pari quasi alla metà del totale (25.937) per le quali il dato scolastico non è stato rilevato. “Il problema dei dati non rilevati – spiega il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma – è dovuto sia alle difficoltà di identificazione, per i detenuti stranieri, che al fenomeno delle detenzioni brevi, che creano affollamento e non permettono una conoscenza adeguata della persona”.

Anche se gli stranieri sono un terzo del totale (18.166), i detenuti per cui non è stato rilevato il dato sono infatti la metà del totale (12.056). Gli analfabeti sono 292 e 805 quelli senza un titolo di studio, mentre la maggior parte dei rilevati possiede un diploma di scuola media inferiore (2.986). Seguono i detenuti con diploma di scuola media superiore (930), quelli con diploma elementare (845), i laureati (144) e quelli con diploma professionale (108).

Ma come affrontare la questione scuola in carcere? “E’ necessario passare da un sistema di istruzione formale, che tende a riprodurre il sistema scolastico esterno, al sistema dei Centri per adulti, che devono essere molto più modulari, snelli e versatili. – sottolinea il Garante Palma, che è stato anche coordinatore del Tavolo 9 ‘Istruzione, cultura e sport’ degli Stati generali sull’esecuzione penale – Penso allo straniero e non mi interessa tanto dargli il titolo di studio quanto offrirgli un modulo attraverso il quale capisca la lingua, le regole e non resti preda di una informazione che arriva solo dai compagni di cella. C’è bisogno di moduli che risolvano il problema della comprensione, del chi sei, dove sei e quali diritti e doveri hai. L’esperienza passata, che ha introdotto gli studi professionali, va salvaguardata, ma dev’essere affiancata dal nuovo orientamento. Deve essere chiaro il fatto che non ci troviamo davanti a studenti ma a persone, spesso adulte, in grave stato di disagio perché private della libertà”.

“Ecco perché, anche dopo le proposte arrivate dal Tavolo 9 degli Stati generali, – prosegue –  è stato siglato un protocollo tra ministero dell’Istruzione e ministero della Giustizia (firmato a Palermo il 23 maggio scorso in occasione del 24mo anniversario della strage di Capaci ndr) che riprende i vecchi protocolli rinnovandoli in questa direzione. Tra le nostre indicazioni, la formazione di un portfolio delle competenze attraverso il quale avere indicazioni utili alla collocazione del detenuto vicino al fine pena”.

“Come Garante nazionale dei detenuti,- annuncia Palma –  a settembre aprirò un Tavolo specifico che avrà il compito di verificare che il protocollo abbia un seguito e la possibilità di avanzare proposte in tema di istruzione e carcere. Un secondo Tavolo, invece, lo apriremo, sempre a settembre, sul tema salute”. (Agenzia Redattore Sociale)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *