Oncofertilità: come preservare la fertilità nei pazienti oncologici pediatrici

Per un bambino o un adolescente la diagnosi di un tumore è un evento traumatico, perché lo costringe ad affrontare numerose difficoltà: si va da quelle sociali, come l’interruzione dell’attività scolastica o la difficoltà a mantenere vive le amicizie, a quelle familiari. A queste, si aggiungono complicanze future legate a possibili problemi di sterilità o infertilità associati ai trattamenti anti tumorali cui il giovane paziente oncologico è sottoposto e che può condizionarlo nella vita di coppia nonchè avere ripercussioni psicologiche che possono incidere nel percorso terapico.

Di cancro infantile e del desiderio di genitorialità una volta sconfitta la malattia si è parlato durante il Convegno Nazionale “Da grande voglio avere un figlio. La fertilità nel passaporto del guarito”, organizzato dalla Federazione Italiana Associazioni Genitori Oncoematologia Pediatrica (Fiagop), in collaborazione con l’associazione “Per un sorriso in più”, che si è svolto questa mattina presso il Grand Hotel Tiziano e dei Congressi di Lecce.

Spesso, i cicli di chemioterapia o radioterapia e i farmaci possono mettere a rischio la futura capacità riproduttiva dei bambini o adolescenti affetti da cancro infantile. Fra le cause di infertilità sono da considerare età, sesso, tipologie e durata delle terapie. Tuttavia, se un tempo la malattia e i trattamenti cancellavano ogni possibilità di poter avere un figlio, oggi i progressi della ricerca scientifica hanno permesso di individuare possibili strategie di preservazione della fertilità da avviare già durante le cure oncologiche fornendo così, un aiuto concreto ai giovani che vorranno avere dei figli in futuro.

 

“In passato, la sopravvivenza del bambino o dell’adolescente malato di cancro infantile era l’obiettivo principale e, in tal senso, la medicina oncologica ha permesso che ciò si avverasse. Attualmente nei paesi occidentali il numero dei “cancer survivor” in età pediatrica ha raggiunto quasi l’80%, un risultato importante.  – dichiara Angelo Ricci, presidente della Federazione Italiana Associazioni Genitori Oncoematologia Pediatrica (Fiagop) – Resta il fatto però che alcuni aspetti correlati alla malattia non sono stati particolarmente approfonditi come, ad esempio, la possibile insorgenza di sterilità o infertilità negli ex pazienti oncologici pediatrici. Oggi, tra i medici e le famiglie è aumentata la sensibilità su questo tema al punto che si sta lavorando a individuare strategie mediche all’avanguardia che preservino la fertilità e, allo stesso tempo, a informare il paziente e i famigliari dei possibili rischi correlati alle cure oncologiche e alle soluzioni per conservare la possibilità di procreare dopo una terapia oncologica”.

Tra le tecniche di preservazione della fertilità che possono garantire a un  ex paziente oncologico pediatrico di poter realizzare il desiderio di genitorialità in futuro c’è la crioconservazione del tessuto ovarico, cioè il congelamento del tessuto ovarico per poi reimpiantarlo al termine della cura oncologica, che può essere effettuato sia in soggetti femminili pre puberi che post puberi.  Nei casi in cui il paziente è un bambino o un giovane adolescente pre preservare la fertilità si ricorre alla crioconservazione del seme da effettuare prima del ciclo terapico poiché la qualità del campione potrebbe essere compromessa anche solo dopo un ciclo di trattamento.

“L’infertilità rappresenta un effetto tardivo importante nei pazienti guariti da tumore pediatrico. – ha dichiarato Franca Fagioli, presidente dell’Associazione Italiana Ematologia e Oncologia Pediatrica (AIEOP) intervenuta al convegno nazionale di FIAGOP – La diagnosi di tumore in giovane età comporta uno stravolgimento per il paziente e per la sua famiglia e li pone davanti a una realtà che nessuno vorrebbe affrontare. Il desiderio di diventare genitore un giorno, si associa alla preoccupazione relativa alla prognosi oncologica nonché al timore di possibili danni al feto come conseguenza tardiva dei trattamenti antitumorali ricevuti. È importante che un team multidisciplinare che comprende oncologo, ginecologo, endocrinologo esegua il giusto counselling e propongano la tecnica di preservazione più adatta a lui”.

Al convegno “Da grande voglio avere un figlio. La fertilità nel passaporto del guaritooltre a Angelo Ricci presidente Fiagop, Antonio Giammarruto presidente dell’Associazione “Per un Sorriso in più” sono intervenuti importanti esponenti della medicina oncologica e ginecologica tra cui Assunta Tornesello, direttore unità operativa di Oncoematologia pediatrica  e Antonio Perrone, direttore unità operativa di Ostetricia e Ginecologia entrambi dell’Ospedale “V. Fazzi” di Lecce, Franca Fagioli, presidente AIEOP (Associazione Italiana Ematologia e Oncologia Pediatrica), Momcilo Jankovic, Dirigente Medico D.H. Ematologia Pediatrica Ospedale “S. Gerardo” di Monza, Rosanna Apa, dell’ Ospedale Policlinico “Gemelli” di Roma, Monica Terenziani, Dirigente Medico Divisione Oncologia Pediatrica Istituto Nazionale Tumori di Milano, Paolo Colavero, Psicologo, Psicoterapeuta e Psicopatologo di Lecce, e Valeria Simone dell’U.O. di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale “V. Fazzi” di Lecce.

 

TECNICHE DI PRESERVAZIONE DELLA FERTILITA’ NEI BAMBINI E ADOLESCENTI AFFETTI DA CANCRO INFANTILE. Le strategie di preservazione della fertilità sono delle tecniche preventive poiché è difficile prevedere con certezza quanto possono incidere le cure oncologiche sulla possibilità di avere dei figli in futuro. Per preservare la fertilità le pazienti affette da un cancro infantile, prima di affrontare i trattamenti antitumorali, possono decidere di sottoporsi a crioconservazione del tessuto ovarico, eseguita in laparoscopia che consiste nella raccolta e congelamento del tessuto in azoto liquido per poi venire reimpiantato in seguito alla guarigione. È una tecnica ancora sperimentale che viene utilizzata anche nelle pazienti in età pre e post puberale. Per il ragazzo affetto da una forma tumorale, invece, è prevista la crioconservazione del liquido seminale. La preservazione della fertilità maschile è una procedura molto più semplice rispetto a quella femminile: basta raccogliere un campione di liquido seminale seme prima di iniziare il trattamento oncologico.  A questa tecnica possono sottoporsi solo i pazienti post puberi.

Una volta individuato il protocollo più adatto al paziente queste informazioni verranno riportate nel “Passaporto del guarito”, un documento che descrive la storia della malattia e i trattamenti ricevuti nonché suggerimenti relativi ai controlli da effettuare una volta sconfitta la malattia.

 

PRESERVARE LA FERTILITA’: L’INFORMAZIONE ASSENTE. Quando il tumore colpisce un bambino o un adolescente sono i genitori a dover prendere delle decisioni che interessano, tra le altre cose, anche la possibilità di avere dei figli in un prossimo futuro. In ambito oncologico, spetta al medico dover discutere con il giovane paziente e i suoi famigliari circa l’impatto dei trattamenti terapici sull’apparato riproduttivo e informarlo precocemente dell’esistenza di percorsi specifici di conservazione della fertilità indirizzandolo, di conseguenza, da uno specialista. Tutt’oggi lo scambio di informazioni è carente. Ecco perché nel corso del convegno Fiagop è emersa la necessità di coinvolgere associazioni dei genitori presenti su tutto il territorio nazionale e i medici per dare vita a una campagna che sensibilizzi e  spieghi ai giovani e ai suoi famigliari che stanno vivendo un’esperienza di tumore che si può proteggere la fertilità sin dal momento in cui viene diagnosticato un tumore e che si può guardare oltre la malattia in maniera positiva pensando anche all’eventuale possibilità di diventare padre o madre. (Comunicato Stampa)