Mamme sole: la storia di Olga, vittima di un compagno violento

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ROMA – “Squillò il telefono e mi dissero: tra due ore passa la macchina a prenderti. Io pensai: in due ore come faccio a preparare tutte le cose del bambino? Ma se non avessi accettato, il mio posto sarebbe andato a qualcun’altra e io, per proteggere me e mio figlio, avrei continuato a dormire col coltello sotto il cuscino”. E’ l’unico momento in cui si commuove Olga(nome di fantasia), giovane madre straniera, vittima di violenze da parte del compagno italiano, alcolista e tossicodipendente: quando ricorda quella telefonata, di tre anni fa, degli assistenti sociali, i quali, sì, le comunicavano che, finalmente, c’era posto per lei e il suo bambino presso un centro romano di prima accoglienza, ma non le diedero il tempo per raccogliere il necessario per il figlio.

Non era quella la prima volta in cui Olga si allontanava da casa, cioè un appartamento occupato abusivamente nella periferia romana: c’erano stati in precedenza analoghi tentativi, ma poi, trovandosi sola, Olga ci “ricascava” e faceva dietrofront: “Per me era una sconfitta: non potevo accettare il fatto di aver preso decisioni sbagliate. Ero venuta in Italia nel 2000 per mettermi in gioco e mi sono ritrovata legata ad un uomo violento e geloso, che voleva chiudermi in casa”. Sono diversi gli episodi di violenza che Olga ha dovuto subire, come quando il compagno, durante una lite notturna, tentò di dar fuoco a lei e al bambino, ma nel suo racconto ora c’è distacco, persino un lieve sorriso: “Chiamai la polizia, videro che alla fine l’avevamo scampata e sai cosa mi dissero? Signora, chiuda a chiave la stanza dove dormite lei e il bambino!”.

Ora Olga e il suo bambino, dopo quella prima accoglienza ed un progetto residenziale presso la casa famiglia “La Tenda di Abramo”, vivono un’esperienza di autonomia assistita in un appartamento che condividono con un’altra mamma. L’appartamento è messo a disposizione dalla Cooperativa La Nuova Arca che, nell’ambito di un progetto sviluppato con i servizi sociali del Municipio RM IX, sostiene Olga con  il suo bambino nel percorso verso l’autonomia lavorativa, genitoriale e sociale. Olga adesso lavora, anche se con contratti precari, il suo bambino va a scuola regolarmente, sono inseriti nel territorio ed i volontari ed operatori della casa famiglia sono ora la sua “famiglia allargata” come lei stessa li definisce. Ma  a giugno si concluderà questo percorso ed è tanta la paura di ritrovarsi nuovamente sola in un paese straniero.  Il suo desiderio sarebbe quello di fare ritorno al suo Paese, dove ha ancora la sua famiglia d’origine, ma la decisione del Tribunale dei Minori sull’affidamento del bambino tarda ad arrivare.

“Le situazioni come quella raccontata da Olga, in cui una donna sola con il proprio bambino si trova ad affrontare gravi situazioni di violenze e di carenze abitative, sociali e lavorative, sono oggi, nel solo territorio romano, molte migliaia. Una stima prudente parla di circa 65 milamamme sole con figli minorenni di cui 6.500 in assoluta povertà e senza supporti  per la casa, il lavoro, la socialità ed il sostegno del minore.  Rispetto a questi numeri che danno una misura della vastità del problema, sono non più di mille all’anno gli interventi che i vari attori sociali oggi realizzano, spesso in maniera non coordinata con conseguenti inefficienze, sprechi, inefficacia, frustrazione. E’ dunque necessario organizzare le risorse e i processi, impostando un nuovo ‘modello integrato di intervento’ basato sulla comunità e sull’impatto collettivo, provando sul campo le migliori prassi”, commenta Salvatore Carbone, responsabile della Cooperativa “La Nuova Arca” e portavoce della Rete delle strutture e dei servizi per nuclei vulnerabili mamme-bambino”.

Domani 23 febbraio a Roma, proprio per fare il punto sull’attuale sistema di protezione delle mamme in difficoltà e dei bambini, ancora frammentato e provvisorio, la Rete delle strutture e dei servizi per nuclei vulnerabili mamme-bambino , nata pochi mesi fa, in collaborazione con il Dipartimento Politiche sociali, Sussidiarietà e Salute di Roma Capitale, promuove il primo di una serie di laboratori, durante il quale si confronteranno le varie esperienze, le storie come quelle di Olga e si cercherà di trovare delle vie d’uscita, attraverso un approccio  “integrato” che veda tutte le parti della rete impegnate in un lavoro comune. (Agenzia Redattore Sociale)