La storia di Catia Viscomi, in coma dopo cesareo: nuovo capo di imputazione per uno dei medici indagati

Catia Viscomi

CROTONE – (di Francesca Caiazzo) E’ il quarto compleanno che festeggia nel letto della Clinica S. Anna di Crotone, Catia Viscomi, l’oncologa 42enne di Soverato in coma dal 7 maggio del 2014 dopo un parto cesareo, eseguito all’Ospedale Pugliese di Catanzaro per dare alla luce il suo primo e unico figlio.

Una storia, quella di Catia, che ha sconvolto la vita della sua famiglia e toccato profondamente la comunità soveratese, che fin da subito si strinse attorno al marito, Paolo Lagonia e ai familiari della donna. Quando la Procura di Catanzaro chiese l’archiviazione dell’indagine su quanto avvenuto quella maledetta notte tra il 6 e il 7 maggio 2014, in tanti fecero sentire il proprio dissenso continuando a chiedere verità e giustizia. L’unica indagata per quanto successo a Catia, era un’anestesista, che morì durante le indagini e che in quella sala operatoria, come emergerà in seguito, non avrebbe dovuto proprio starci.

Solo grazie alla determinazione della famiglia Lagonia-Viscomi, assistita dall’avvocato Giuseppe Incardona del foro di Palermo, quella richiesta venne respinta e il Gip del Tribunale di Catanzaro chiese di proseguire le indagini, che il sostituto procuratore, Debora Rizza, ha chiuso nel settembre dello scorso anno. Nel procedimento sono indagati due medici del nosocomio catanzarese. Si tratta del ginecologo, Francesco Quintieri e del primario del reparto di Anestesia dell’ospedale “Pugliese”, Mario Verre, per i quali nell’ottobre dello scorso anno è stato chiesto il rinvio a giudizio.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, il primo, a capo dell’equipe in sala operatoria, non avrebbe vigilato sull’operato dell’anestesista ed avrebbe redatto un verbale post operatorio non corrispondente al reale svolgimento dei fatti. Per questo è accusato di lesioni personali colpose gravissime e falso ideologico. Verre, invece, è accusato di omissioni d’atti d’ufficio per aver consentito al medico anestesista di continuare a esercitare la professione, nonostante le ripetute segnalazioni, messe anche per iscritto, che la descrivevano come incompatibile con l’attività di sala operatoria. Da ieri, però, Verre dovrà rispondere di un altro reato.

Proprio ieri, infatti – nel giorno del 42esimo compleanno di Catia – i due indagati, difesi dall’avvocato Vincenzo Ioppoli, sono comparsi davanti Gup di Catanzaro, Pietro Carè. A rappresentare la famiglia Viscomi-Lagonia, l’avvocato Antonietta Denicolò Gigliotti, che in questa fase del procedimento sta affiancando l’avvocato Incardona.

Nel corso dell’udienza preliminare, il Pm Vito Valerio – che ieri ha sostituito la collega Debora Rizza – ha chiesto l’ampliamento dei capi di imputazione, contestando anche a Verre il reato di lesioni colpose gravissime. Il legale dei due medici, Enzo Ioppoli, si è opposto, ma il giudice dopo essersi ritirato per decidere, ha accolto la richiesta.

Il difensore dei due indagati ha così chiesto un rinvio per poter decidere, alla luce dei nuovi fatti, su una eventuale richiesta di rito abbreviato per uno e entrambi i suoi assistiti. L’udienza è stata rinviata al prossimo 15 settembre.

“Un altro passo in avanti è stato fatto” commenta il marito di Catia, Paolo Lagonia, mentre si sta recando a far visita alla moglie presso la Casa di cura S.Anna di Crotone, centro di riferimento regionale per le gravi cerebrolesioni ad alta specialità riabilitativa, dove la donna si trova ricoverata da ormai tre anni. “Abbiamo ottenuto un altro importante risultato in questa nostra battaglia ed è incoraggiante per poter andare avanti. Siamo inoltre grati alla Procura di Catanzaro – conclude – che sta dimostrando più attenzione verso le nostre istanze”.