In fuga da Boko Haram, richiedenti asilo “sposi irregolari” in Italia
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Chimiary ed Emmanuel
ROMA – Sfuggire ai terroristi di Boko Haram, sfidare le violenze dei trafficanti di esseri umani sulle rotte dei migranti, sopravvivere al deserto e al Canale di Sicilia per giurarsi fedeltà e formare una famiglia in Italia lontano dalla guerra. È la storia di due giovani “promessi sposi” richiedenti asilo nigeriani, Chimiary ed Emmanuel, ospitati nel seminario Arcivescovile di Fermo, che lo scorso 6 gennaio hanno coronato il proprio sogno nella Chiesa di San Marco alle Paludi. Il loro, però, non è stato un matrimonio “regolare”: la liturgia cristiana celebrata da don Vinicio Albanesi nella doppia veste di parroco e di presidente della Fondazione che gestisce la struttura di accoglienza dove sono ospitati i due richiedenti asilo, infatti, è un matrimonio privo di effetti civili poiché i due non possedevano i documenti necessari. Questo, però, non ha impedito ai due di realizzare un sogno maturato nella propria terra, ma minacciato quotidianamente dalla guerra.
![In fuga da boko haram si sposano in italia](https://i1.wp.com/www.wereporter.it/wp-content/uploads/2016/01/sposi2.jpg?resize=640%2C391)
Chimiary ed Emmanuel dovevano sposarsi in Nigeria, ma gli attacchi e le persecuzioni sempre più gravi perpetrate dai terroristi di Boko Haram hanno spinto i due ad affrontare le difficoltà del viaggio verso l’Europa. A metterli sulle rotte che attraversano i deserti africani è anche l’arrivo di un figlio e la consapevolezza che la propria terra non è più un posto sicuro in cui vivere, nonostante le nozze programmate. I due, infatti, decidono di partire soltanto due settimane prima del matrimonio. Attraversano il Niger e la Libia, ma il viaggio di migliaia di chilometri attraverso il deserto ha un costo caro di soprusi e violenze. Chimiary perderà il bambino proprio in seguito alle percosse subite in uno di quei lager dove i migranti restano parcheggiati alla mercé di aguzzini senza scrupoli, in attesa di prendere il largo a bordo di un barcone.
I due novelli sposi, però, ce la fanno e sui barconi raggiungono la Sicilia. Da qui vengono trasferiti nelle Marche, a Fermo, nella struttura di accoglienza gestita dalla Fondazione Caritas in Veritate. Ad accoglierli nei locali del seminario Arcivescovile, le Piccole Sorelle Jesus Caritas e i volontari di Croce Rossa che li hanno accompagnati fino in chiesa in un aria di festa. “Lo scambio degli anelli ha consacrato un legame che è stato capace di resistere alle bombe e di sfuggire mille volte a un destino avverso – spiegano i volontari della Croce rossa -. Eppure le parole e gli sguardi delicati di Chimiary ed Emmanuel esprimono con semplicità disarmante i desideri di ogni giovane coppia: vogliono lavorare, vogliono avere dei figli. Hanno voluto ricominciare da qui, e questo momento solenne l’hanno voluto, fortemente”. (Redattore Sociale)