Giornata mondiale dell’Alimentazione, ecco i 4 ‘falsi miti’ da sfatare

Non ci sono cibi giusti o sbagliati, e la forma fisica non è sinonimo di salute

foto da pixabay.com

Per la Giornata mondiale dell’Alimentazione di domenica 16 ottobre, il portale studentesco Skuola.net e Animenta, l’organizzazione no profit contro i disturbi del comportamento alimentare, grazie al supporto di un team di esperti, hanno individuato alcuni falsi miti sul cibo da combattere per scardinare i precetti della “cultura della dieta”. Che purtroppo, insieme al culto dell’immagine e della forma fisica, oggi pervade la nostra società, invadendo media e social network. Un’occasione per ricordarci l’importanza dell’alimentazione e dell’atto del nutrirci, nella nostra vita e realtà di ogni giorno e per riflettere sul modo in cui oggi si parla di alimentazione e di cibo.

Questa è l’essenza della “Giornata Mondiale dell’Alimentazione”, che si celebra il 16 ottobre di ogni anno per ricordare la nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (più famosa con il nome “FAO”) istituita nel 1945.

Una ricorrenza importante soprattutto oggi, con una “cultura della dieta” che continua a far parte della cornice socio-culturale nella quale viviamo. Un termine che racchiude in sé un insieme di credenze e di valori incentrati su alimentazione e immagine corporea che portano a prediligere determinate abitudini, considerate “salutari”, a discapito di altre. Nella diet culture si tende a suddividere i cibi in “giusti” e “sbagliati” e i corpi magri vengono considerati più sani e desiderabili. Idee, queste, che influenzano e condizionano anche i più giovani, visto che permea in larga parte anche media e social network. Eppure non ci sono cibi giusti o sbagliati, e la forma fisica non è sinonimo di salute.

Ecco una serie di alcuni dei più noti “falsi miti” legati all’alimentazione da abbattere prima di altri, con il supporto della dott.ssa Ilaria Di Lorenzo, dietista e nutrizionista.

  1. Bere acqua e limone al mattino aiuta a dimagrire e fa bene alla salute”: in realtà questa abitudine non può avere nessun effetto sulla modifica del peso corporeo, in quanto quest’ultimo è influenzato da numerosi fattori (genetica, ambiente, storia del peso, fase della vita, fase ormonale, stile di vita, alimentazione, stress, farmaci, patologie, lavoro svolto, movimento/sport e tipologia, composizione corporea etc). Inoltre, il nostro corpo “legge” la bevanda come acqua e fruttosio e lo zucchero presente nel succo di limone in quanto “frutto”. Inoltre, come spesso accade, seguire questa pratica per lungo tempo può provocare problematiche a livello del tratto gastro-intestinale e danneggiare lo smalto dentale.
  2. Dovremmo tutti rientrare all’interno dell’indice di BMI (in italiano Indice di Massa Corporea) definito dal Normopeso”: il BMI è un parametro influenzato dal rapporto fra peso corporeo e dell’altezza elevata al quadrato di una persona, ed è nato diversi anni fa per “classificare” uomini australiani nel campo delle assicurazioni sulla vita. E’ un fattore ricco di limiti in quanto non considera la composizione corporea della persona (ad esempio la presenza di massa muscolare), non considera altri fattori come età, densità ossea, genere, fase della vita e inoltre non considera l’aspetto di diversità dei corpi.
  3. Bisogna ridurre il più possibile l’apporto di carboidrati e mantenere elevato quello di proteine”: il nostro corpo in media ha un bisogno di una dose di carboidrati pari almeno al 45-60% dell’energia che ogni giorno assumiamo tramite il cibo. I carboidrati vanno infatti a svolgere funzioni fondamentali a livello dell’organismo e gli alimenti che li contengono di più (pasta e cereali, pane e derivati, patate e derivati) sono importantissimi nell’andare a garantire un adeguato senso di sazietà, nel favorire un adeguato livello di energia al corpo, nel regolarizzare la funzionalità intestinale (creando massa), permettendo piacere e gratificazione dal pasto.
    Il fabbisogno di proteine del nostro corpo, invece, se non siamo atleti agonisti o con un altissimo livello di allenamento è di lunga minore (15-25% delle energie totali che ogni giorno dovremmo trarre dal cibo). La richiesta di proteine da parte del corpo risulta maggiore solo per persone che dedicano molte ore al giorno all’allenamento fisico. E’ inoltre importante ricordarci che i nutrienti (carboidrati, proteine, ecc) sono presenti in maniera varia in molti alimenti.
  4. Se una giornata non mi sono moss*, devo mangiare necessariamente di meno”: il nostro corpo ha bisogno di alimentarsi solo per il semplice fatto di esistere, e ogni giorno necessita di una quota di energia – chiamata metabolismo basale – che serve a garantire l’adeguato funzionamento degli organi vitali del nostro corpo. Questo rappresenta la fetta più grande della richiesta calorica/energetica quotidiana del corpo, ed è quindi quella che impatta di più. L’organismo ha inoltre una sua flessibilità metabolica, che gli permette di adattarsi in base all’apporto di energie che riceve.

“Spesso sottovalutiamo l’impatto della cultura della dieta sulla nostra salute mentale. – afferma il dottor Giuseppe Magistrale, Psicologo Psicoterapeuta del Centro Disturbi Alimentari di Bari, che collabora con il progetto Animenta – I disturbi alimentari sono patologie complesse e non hanno una sola causa, ma ci sono molte evidenze che mostrano chiaramente come i messaggi della cultura della dieta rappresentino degli importanti fattori di diffusione. Ad esempio, nel giro di tre anni dopo l’introduzione della televisione occidentale nelle isole Fiji, le donne, precedentemente soddisfatte del loro corpo e della loro alimentazione, hanno sviluppato seri problemi di insoddisfazione corporea: il 74% si sentiva “troppo grassa”; il 69% si è messa a dieta per perdere peso; l’11% ha ricorso al vomito autoindotto; il 29% è stata a rischio di sviluppare disturbi alimentari clinici. Studi più recenti hanno mostrato inoltre come l’interiorizzazione di messaggi mediatici di questo tipo da parte dei genitori possa aumentare l’insoddisfazione corporea nei figli e incrementare la possibilità che questi ultimi sviluppino disturbi alimentari. Alla luce di queste informazioni, limitare questo tipo di informazioni significa a tutti gli effetti fare prevenzione”.

“I ragazzi sono i principali fruitori dei social network, dove la cultura dell’immagine è molto presente e dove non mancano i pregiudizi nei confronti dell’aspetto fisico, oltre a una capillare disinformazione per quanto riguarda il raggiungimento della “forma fisica ideale” – le virgolette sono d’obbligo – tramite abitudini alimentari spesso scorrette. Bisogna educare i giovani all’accettazione e al body positive, per creare una generazione più sana e felice, che sappia prendere le distanze da quei modelli negativi che purtroppo continuano a popolare la nostra cultura”, così Daniele Grassucci, Direttore di Skuola.net.