Dikele Distefano: “Sono figlio del mondo. E un po’ tutti siamo immigrati”

Antonio Dikele Distefano (foto di Andrea Colzani)

Antonio Dikele Distefano (foto di Andrea Colzani)

MILANO – “Sono figlio del mondo, davvero. L’ho scoperto grazie alla cultura che mi hanno trasmesso i miei genitori. La famiglia non è quella che ti mette al mondo ma quella che ti cresce e ti rende felice. Io in Italia sono cresciuto e non sono sempre stato felice. Sono stato in Belgio e mi sono trovato bene. Un giorno andrò in Indonesia, andrò non so dove e so che quando magari andrò in Indonesia, e mi troverò bene, dirò: sono indonesiano o sono indiano oppure sono angolano o congolese… lo devo ancora trovare il mio Paese“. Parole di Antonio Dikele Distefano, nato a Busto Arsizio 23 anni fa da genitori angolani e da poco scrittore di successo con il suo primo libro “Fuori piove, dentro pure. Passo a prenderti?“. Abita a Milano, anche se è cresciuto a Ferrara. E si confessa in un lunga intervista a “iMILANESIsiamoNOI”, progetto di videostorytelling, realizzato da Andrea Scarpa (con il contributo della redazione di NanoPress) che racconta Milano attraverso “i volti e le storie di chi vive la città, nativi e adottivi, famosi e no, di origine italiana ma anche francese, turca, nepalese, senegalese, cinese, con interviste scritte e in video e foto realizzate in bianco e nero da Andrea Colzani”.

Su Milano, Antonio Dikele Distefano dà un giudizio tutto sommato buono. “Ho incontrato un mio amico che vive Milano, si chiama Fauzi e mi ha detto: ‘Milano è la città più bella del mondo‘. Io non ci credo, però è davvero bella… La sera vai alle Colonne e conosci tantissime persone, è abbastanza attiva e poi c’è tantissima multietnicità. Anche se non si vuole ammetterlo, c’è tantissima multietnicità: c’è il pakistano sotto casa, il kebabbaro che fa la pizza, il cinese, il calabrese… Perché poi quando si parla di immigrati lo siamo un po’ tutti. Perché se io salgo sulla metro e prendo il microfono e chiedo: “Quanti sono di Milano?”. Non so quanti sono di Milano, per me due…”. (Redattore Sociale)