Aumentano le donne senza dimora in Europa

ROMA – Cresce il problema delle donne senza fissa dimora in molti paesi europei. A lanciare l’allarme è Feantsa, la Federazione europea delle organizzazioni nazionali che lavorano con persone senza dimora. Secondo alcuni studi, il problema è particolarmente sentito in Francia, dove c’è stato un aumento del 22 per cento delle donne che chiedono alloggi di emergenza, e in Irlanda dove c’è stato un aumento del 28 per cento delle donne che accedono ai servizi per i senza fissa dimora tra gennaio 2016 e gennaio 2017.

Secondo la Federazione, il fenomeno delle donne senza fissa dimora è legato a esperienze di traumi infantili, violenza e violenza sessuale. La maggior parte degli studi sul tema, infatti, evidenzia la natura complessa del fenomeno tra le donne e la sovrapposizione con altri tipi di problemi, ad esempio quelli di salute mentale, di violenza domestica, oppure l’uso di droghe e altri traumi. Le donne senza dimora, infatti, presentano un numero preoccupante di problemi interconnessi e soprattutto di eccezionale complessità che contribuiscono al loro disagio e che rendono il recupero impegnativo, spiega la Federazione.

Intanto, in Europa non mancano segnali incoraggianti per quanto riguarda i servizi e le modalità di intervento. Da un approccio basato essenzialmente sul sostegno pratico, come il fornire accoglienza, cibo e vestiti, si va sempre più verso interventi a lungo termine, attraverso un supporto diretto alle esigenze del singolo.  Sono due i nuovi approcci emergenti, spiega la Federazione. Il primo è l’Housing First che rappresenta il miglior modello per intervenire sul problema per circa l’80 per cento delle persone senza fissa dimora con esigenze complesse. Si tratta di un modello che, inizialmente, fornisce un luogo sicuro dove stare per poi intervenire sulla salute fisica e mentale della persona, sull’abuso di sostanze, l’istruzione e l’occupazione. Le prime valutazioni sul progetto Housing First in Europa mostrano che i progetti hanno avuto un alto tasso di successo. Altro esempio efficace sono gli Psychologically Informed Environments (PIEs), un approccio innovativo che coinvolge i servizi al fine di affrontare determinati problemi emotivi e psicologici dei senza fissa dimora con risultati positivi dal punto di vista abitativo, comportamentale, nell’uso dei servizi e sul fronte della salute mentale. Un approccio finora adottato nel Regno Unito e in Irlanda.

Nonostante i successi, però, in entrambi i modelli manca ancora un approccio di genere, spiega Feantsa. “È tempo di fare piani specifici per porre fine al fenomeno delle donne senza fissa dimora – spiega Freek Spinnewijn, direttore di Feantsa – e di adottare un approccio di genere negli interventi. Abbiamo bisogno di una migliore comprensione del fenomeno delle donne senza fissa dimora, al fine di prevenire e intervenire sul problema. È indispensabile rompere questo cerchio di violenza, traumi, problemi di salute mentale e senza fissa dimora che tante donne devono affrontare”. (Agenzia Redattore Sociale)