A Gino Strada il Premio Nobel Alternativo

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STOCCOLMA – C’è anche Gino Strada, cofondatore di Emergency, tra i quattro laureati del Right Livelihood Award del 2015, più noto come il Premio Nobel Alternativo, concepito per “onorare  e  sostenere  coloro  che offrono risposte pratiche ed esemplari alle maggiori sfide del nostro tempo”. È la  prima  volta  che  il  Premio  viene conferito a un cittadino italiano.

Oltre a Strada, ieri a Stoccolma, hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento anche Sheila Watt-Cloutier, leader degli Inuit canadesi, Kasha Jacqueline Nabagesera, attivista per i diritti umani che ha difeso con successo i diritti delle comunità LGBTI in Uganda e Tony De Brum, Ministro degli Esteri delle Isole Marshall, che ha ricevuto il premio onorario.

I quattro premiati hanno chiesto un rinnovato sforzo globale per risolvere la crisi del clima, garantire i diritti delle comunità LGBTI e mettere fine alla guerra.

Gino Strada ha sottolineato l’esigenza di una coalizione globale per l’abolizione della guerra. “La guerra, esattamente come una malattia mortale – ha affermato il chirurgo italiano –  deve essere prevenuta e curata. La violenza non è la giusta medicina: non cura la malattia, ma uccide il paziente. Un movimento di massa che ha raccolto centinaia di milioni di persone negli anni, nei decenni, nei secoli ha cambiato la percezione della schiavitù. Quell’utopia è diventata realtà. Un mondo senza guerre è un’altra utopia che non possiamo aspettare oltre di vedere realizzata”.

“Anni fa quando ero alle Nazioni Unite a lottare per l’indipendenza del mio paese – ha detto Tony De Brum –  non avrei mai immaginato che decine di anni dopo sarei tornato a combattere per scongiurare una nuova crisi che ancora una volta minaccia la nostra sopravvivenza. Essendo solo due metri sopra il livello del mare nella vasta distesa blu del Pacifico, noi siamo letteralmente alla mercé delle onde e delle tempeste, sintomi di un mondo che si sta surriscaldando”.

Sheila Watt-Cloutier ha evidenziato l’impatto del cambiamento climatico sulle comunità indigene: “Nell’Artico noi siamo lontani dai corridoi del potere, ma il cacciatore che cade in mare attraverso uno strato di ghiaccio sempre più sottile  – ha detto – è collegato alle industrie del sud, al livello delle acque che aumenta, agli uragani sempre più violenti che minacciano gli Stati Uniti, ai ghiacciai che si sciolgono sulle Ande o sull’Himalaya, alle alluvioni delle isole. Dobbiamo pensare alla politica estera, ambientale ed economica in una stessa prospettiva”.

Kasha Jacqueline Nabagesera, chiede con forza il risveglio delle coscienze per portare un cambiamento duraturo e tangibile: “Io credo che non sia lontano il giorno in cui la discriminazione delle persone sulla base di coloro che amano finirà nel cestino della carta straccia della storia”.

Quest’anno  la  Fondazione  ha  ricevuto  ed  esaminato  128  proposte  da  53 paesi. I premiati sono 162 e provengono da 67 paesi diversi. E’ la prima volta che il Right Livelihood Award viene assegnato a persone provenienti dall’Italia e dall’Uganda.

I tre laureati del Right Livelihood Award (tranne il premiato onorario) divideranno un premio di circa 320.000 euro totali.

Quest’anno  la  Fondazione  ha  ricevuto  ed  esaminato  128  proposte  da  53 paesi. A partire da oggi i Laureati del Premio Right Livelihood sono 162 e provengono  da 67  paesi  diversi.