Roma: morto Pantaleo, artista di strada e “barbone d’altri tempi”

ROMAE’ morto Pantaleo, “icona” del Binario 95, clochard storico e “barbone d’altri tempi”. A ricordarlo così è Alessandro Radicchi, presidente dell’osservatorio sul disagio nelle stazioni e responsabile dell’Help center della stazione Termini. “Conoscevo Pantaleo da 20 anni – ci racconta – Lo vedevo spesso, quando andavo all’università. Lui già viveva a via Marsala, era quella la sua casa.

Un giorno gli offrii un caffè: e mi piace pensare che proprio quel giorno, in quel bar, nacque Binario 95”. Pantaleo era del 1935, tanti anni di strada avevo indebolito il suo fisico e ultimamente era ricoverato in ospedale per un problema renale. “E’ stato fino all’ultimo circondato dagli amici e i volontari – ci racconta Radicchi – Era, nella sua follia e nella sua creatività, una bella persona. A fatica aveva accettato aiuto: inizialmente rifiutò anche il centro diurno, poi piano piano inizio ad andare al Binario 95 per qualche ora. E prese anche a dormire alla Caritas. Puntò i piedi, quando l’ostello, per i lavori di ristrutturazione, si trasferì a ponte Casilino: via Marsala era la sua casa e non voleva lasciarla”.

Era un tipo tenace, Pantaleo, con delle sue idee ferme: “per esempio, non voleva firmare nulla, neanche i documenti, o le ricevute bancarie”.Una mente ostinata ma anche fantasiosa: “recuperava tutto – ricorda ancora Radicchi – di fabbricava i vestiti da solo, dipingeva.Si era specializzato nel dipingere i sottopiatti dei dolci, ne andava molto fiero, perché diceva che così la cornice era già pronta”. Su Shaker, il giornale di strada di Roma, è stato pubblicato oggi anche un video, per ricordare l’amico Panteleo.

Pantaleo è morto in ospedale, cogliendo tutti un po’ di sorpresa, riferisce Radicchi nel ricordo appena pubblicato su “Shaker”: “Pensa, era già pronta una stanza per te in una Residenza Sanitaria Assistita… ma ti ci vedi? Dopo quasi trent’anni in strada andarti a rinchiudere in una casa di cura per anziani? Ci avremmo dovuto pensare che le due cose sarebbero state incompatibili, anche se l’avevamo scelta con amore quella stanza, pensando fosse la cosa migliore per te. E tu, invece? Per non farci restare male non ce ne hai neanche dato il tempo, semplicemente non ti sei risvegliato. Ed ora tutte le carte, i documenti, le autorizzazioni che finalmente dopo tanti anni eravamo riusciti ad ottenere, resteranno nel cassetto, assieme ai tuoi disegni, alle tue storie”.

Pantaleo, osserva ancora Radicchi, è morto pochi giorni dopo Umberto Eco: “Tutti e due raccontavano storie, ciascuno a modo proprio e nella propria lingua. Eco scriveva in italiano e anche in latino, Pantaleo non scriveva, ma raccontava col suo romanesco trasteverino verace. Mi piace pensare – ci dice infine Radicchi – che queste due morti, una nel silenzio, l’altra sotto i riflettori, ci lascino entrambe qualcosa di grande nel cuore”.