Pontoglio, associazioni: “Il cartello è discriminatorio”

Il cartello affisso all'entrata di Pontoglio

Il cartello affisso all'entrata di Pontoglio

ROMA – “Pontoglio è un paese a cultura occidentale di profonda tradizione cristiana. Chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene”. Recita così il cartello affisso all’entrata di Pontoglio, un paesino in provincia di Brescia. La foto della scritta ha fatto subito il giro del web, scatenando un’aspra polemica. La segnalazione è arrivata anche alla fondazione Guido Piccini per i diritti dell’uomo e ad Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione) che hanno subito inviato una lettera all’amministrazione comunale, sottolineando che “l’attività della pubblica amministrazione è regolata dal principio di imparzialità” e conseguentemente “gli unici valori di cui la stessa si può far carico, anche nella comunicazione, sono quelli contenuti nella Carta Costituzionale che non comprende uno specifico riferimento religioso” ma, al contrario, ” riconosce il “principio supremo della laicità dello Stato” come “uno dei profili della forma di Stato delineata dalla Carta Costituzionale della Repubblica”.

Inoltre le associazioni ricordano che espressioni come “cultura occidentale” sono prive di un effettivo significato giuridico e che anche Pontoglio è “orientale” rispetto a Torino, ma ciò non significa che debba farsi carico della cultura sabauda”. L’invito alla tolleranza e al rispetto contenuto nella comunicazione è condiviso pienamente dalle associazioni che, però, ricordano : “ non può che avere portata generale e reciproca, anche in ossequio all’art. 3 Cost. e deve dunque comprendere anche il rispetto di chi apporta, in un contesto locale, cultura e tradizioni diverse”. “Del tutto illegittimo” denunciano in modo inequivocabile le due associazioni è poi ” l’“invito ad andarsene”.

La pubblica amministrazione – ricordano – non può svolgere alcuna attività volta a incentivare o disincentivare la presenza sul proprio territorio di cittadini identificati sulla base della loro appartenenza culturale, etnica o religiosa o delle loro convinzioni personali, pena la violazione del principio di non discriminazione di cui all’art. 14 della Convenzione europea per i diritto dell’uomo (CEDU)  e all’art. 43 del Decreto legislativo n. 286/98 (cd Testo Univo sull’ immigrazione).

E ciò vale anche quando l’attività non si concretizzi in veri e propri divieti ma si limiti a meri “inviti”, avendo la Corte di Giustizia Europea  in più occasioni chiarito che anche la mera dichiarazione pubblica di contenuto discriminatorio  è idonea a porre in una condizione di svantaggio i gruppi sociali protetti dall’ordinamento e come tale deve essere sanzionata .

“Conseguentemente – conclude la lettera – anche “l’invito ad andarsene” formulato pubblicamente dalla Sua amministrazione ha l’effetto di dissuadere dall’accesso e dalla permanenza sul territorio comunale coloro che ritengono di non condividere l’impostazione culturale e religiosa emergente dal cartello; come tale, l’invito viola il principio di libera circolazione e costituisce discriminazione in ragione della religione, della etnia e delle convinzioni personali .”

Le due associazioni terminano la lettera rinnovando l’invito all’amministrazione di Pontoglio a “rivalutare la decisione assunta, rimuovendo i cartelli in questione” e riservandosi ” in mancanza di riscontro, di attivare tutte le opportune azioni idonee a ripristinare un uso corretto e non discriminatorio della azione e della comunicazione pubblica”. (Redattore Sociale)