Come la pandemia covid ha influito sulla vita dei bambini? Dialoghi Amref con esperti

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In quale modo la pandemia da Covid-19 ha influito sulla vita di bambine, bambini e adolescenti? Cosa è accaduto alla salute delle giovani generazioni che da oltre un anno devono trovare risposte alle tante difficoltà causate dal Coronavirus? Il problema è stato sottovalutato? A queste e alter domande hanno risposto la sociologa Chiara Saraceno e il pediatra Giorgio Tamburlini, intervistati da Annalisa Cuzzocrea nel Corso dell’incontro on line dal titolo ‘La salute sospesa delle bambine e dei bambini – Dialoghi tra prospettive differenti e pratiche comuni’, primo di tre appuntamenti.

I successivi dialoghi, curati da Amref Health Africa-Italia – all’interno del progetto Fa.C.E. (Farsi Comunità Educanti), che vede capofila Reggio Children ed è selezionato dall’impresa Sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile – saranno presentati il 7 luglio e il 14 luglio.

La pandemia da Covid-19 ha avuto quindi un impatto profondo sulla vita di bambine, bambini e adolescenti. Giorgio Tamburlini ha precisato che “già da parecchi anni coloro che sono in contatto quotidiano con bambini e famiglie ci segnalavano una serie di difficoltà delle famiglie, tra cui incertezza educative e solitudine, soprattutto delle madri. Dal lato dei bambini, invece, ci parlavano di crescenti problemi del neurosviluppo oltre a deficit di attenzione e problemi di regolazione emotiva. Con la pandemia tutti questi aspetti, ovviamente in modalità diversa da famiglia a famiglia, si sono accentuati e nel lavoro quotidiano abbiamo verificato come alcune di queste famiglie si siano trovate in grande difficoltà. Un fatto confermato anche dai neuropsichiatri. Senza dimenticare che alcune di queste famiglie hanno avuto gravi problemi economici e sociali e hanno dovuto affrontare anche i lutti”.

La solitudine delle madri, dunque, ma anche una pandemia che ha scoperchiato problemi già esistenti e che li ha poi aumentati. Chiara Saraceno ha denunciato l’invisibilità dei bambini e ha affermato che “la pandemia ha mostrato quanto questo tema sia stato sottovalutato, dalla politica fino ai pediatri, soprattutto nel primo lockdown, quando i bambini sono stati chiusi in casa e hanno perso la socialità. È come se i bambini e le loro mamme fossero spariti”. Saraceno ha poi aggiunto che “noi siamo un Paese in cui si parla molto di natalità ma poco di bambini. Il nome Stati generali della natalità la dice lunga, e i bimbi continuano a essere assenti come soggetti visibili con i loro bisogni e con le loro esigenze, che sono invece molto chiare. La pandemia ci ha reso consapevoli di quanto sia sbagliato affrontare la questione della crescita e del benessere dei bambini esclusivamente pensando che siano sufficienti un papà, una mamma e un tetto sopra la testa”.

Ma quanto è stato sottovalutato l’impatto della pandemia dal punto di vista della salute? Secondo Tamburlini “il dilemma è sempre stato fra salute e lavoro ma il dilemma più grande è stato tra salute e salute, cioè tra contagio e conseguenze dirette del contagio e tutto il contorno di effetti indiretti che si sono avuti sulla salute di tutti, in particolare della prima infanzia e dell’adolescenza, anni in cui si definiscono gli itinerari di una vita intera. In questi periodi è fondamentale la presenza di un contorno di interazione, di relazioni stabili, di opportunità di crescita, di punti di riferimento che già prima della pandemia era critico e che è stato messo in forte situazione di criticità dalla pandemia”.

Tamburlini ha proseguito spiegando che “tutte le famiglie hanno bisogno di essere accompagnate nella scoperta del proprio figlio, delle sue competenze, di come possa essere ingaggiato in attività molto semplici ma ricche dal punto di vista emotivo e cognitivo”.
Saraceno si è soffermata sull’importanza dei primi mille giorni di vita per i bambini ma ha detto che “si tratta di un concetto che in Italia ha fatto fatica a entrare nel senso comune. Stiamo partendo quasi da zero e in condizione di gravi disuguaglianze territoriali. Mi colpisce che con il Pnrr, se va bene raggiungeremo il 33% di copertura dei nidi mentre continuerà a esserci un 67% di bambini che non avrà accesso al nido oppure potrà andare in quelli privati dipendendo, però, dalle risorse della famiglia”. Secondo Saraceno “bisogna investire anche nella qualità degli educatori e degli insegnanti, perché un’altra cosa che abbiamo imparato in questi mesi è che bisogna innovare nella didattica”.

Fondamentale è essere di supporto alle famiglie, soprattutto nell’ottica delle differenze che ci sono non solo tra regione e regione ma anche tra quartieri della stessa città. I genitori sono molto importanti ma da soli non bastano, hanno bisogno anche loro di essere accompagnati, di trovare stimoli e di potersi confrontare proprio perché non si nasce imparati. Per Tamburlini è dunque necessaria “una preparazione alla nascita e alla genitorialità. Tutti noi sviluppiamo con il tempo una sorta di genitorialità implicita ma questo può essere supportato ed accompagnato con incontri per tutte le famiglie, a cui devono prendere parte anche i padri, che iniziano prima della nascita e che proseguono poi come occasioni per le famiglie per conoscere qualcosa di più su come si sviluppa il bambino e di come possa essere aiutato a superare i suoi momenti difficili e di crescita. Tutte le piccole e grandi cose che i genitori possono fare con I priori figli: dalla lettura del libro al gioco fino a guardare la piantina che cresce. Gesti da fare possibilmente insieme ad altri genitori perché il confronto riveste un ruolo fondamentale”.

Nel corso dell’incontro si è discusso anche della figura del padre, che deve essere di pieno support alla madre, delle risorse da investire nei servizi sul territorio fino al cambio culturale che vede comunque la presenza di molti più padri delle nuove generazioni consapevoli del proprio ruolo di genitore attivo nella vita di coppia con uno o più figli.
“Tutto questo- ha informato Tamburlini- è utile per spendere del tempo di qualità con i propri figli. C’è sempre tempo per mandarli ad apprendere uno sport o uno strumento musicale. Stiamo infatti parlando dei primi mesi, dei primi due anni di vita” ha concluso.
Seguirà adesso il 7 luglio ‘Un anno di sospensione della vita di relazioni per i bambini e le bambine’, con Saverio Tommasi, in dialogo con la pediatra Simona La Placa e l’educatore Daniele Valli. Il 14 luglio si chiuderà il ciclo di incontri con David Puente che in ‘Un anno di sospensione del calendario vaccinale: timori ed esitazioni dei genitori e della comunità’ si interrogherà con l’epidemiologa Luisa Mondo e l’Advisor in Child Protection Veronica Lattuada sul tema delle vaccinazioni.