Avsi compie 50 anni: ‘Il futuro sta nei talenti’

L’impegno della fondazione: accompagnare chi nasce in contesti difficili

foto da avsi.org

La cooperazione allo sviluppo è stare sul terreno fino all’ultimo miglio, perché solo così si cambia la vita delle persone con un impatto a lungo termine sulle società. Questa la stella polare che da 50 anni guida Avsi, oggi presente in 39 Paesi con oltre 300 progetti. Un traguardo che la fondazione istituita a Cesena nel 1972 ha deciso di celebrare con un convegno ‘Beyond Development – The Future we Want’, presso il Maxxi di Roma, per dialogare con esperti del Terzo settore e delle istituzioni su come il mondo è cambiato, e con esso la cooperazione allo sviluppo.

Cambiamenti climatici, emergenze sanitarie come la pandemia di Covid-19, diseguaglianze che generano migrazioni, e poi instabilità e conflitti – non ultima la crisi alimentare innescata dalla guerra russo-ucraina – definiscono “un presente particolarmente complesso che ha spostato il focus da un’agenda di sviluppo a medio e lungo termine alla necessità di risposte immediate per arginare le emergenze”. Ne parla Laura Frigenti, ceo elect di Global Partnership for Education e membro del board di Avsi, che suggerisce di tornare a “riequilibrare l’uso delle risorse dalle emergenze a un’agenda di lungo periodo, come gli Obiettivi Onu per il 2030, perché solo così si ottengono soluzioni sostenibili”. E poi, continua Frigenti, “tenere alta l’attenzione sulle grandi sfide globali trovando però il modo di occuparsi della realtà di ciascun Paese”.

Come ricorda il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, “mai come oggi si registrano diseguaglianze nel mondo”. Ma all’Africa, come all’America Latina, “bisogna guardare con le lenti di quei Paesi, e l’Italia considera quei continenti parte integrante della propria politica estera”.

D’altronde, dialogare coi Paesi attraverso la cooperazione allo sviluppo spesso “è l’unico modo per essere presenti in certi contesti di crisi”, spiega Giampaolo Silvestri, segretario generale di Avsi. Convinto che tali interventi siano “strategici per l’Italia” ma vadano condotti “in partenariato con i governi, la società civile, le università e le imprese perché nessuno si salva da solo, ormai lo abbiamo imparato”.

Avsi, tradizionalmente impegnata con progetti per l’educazione, “lavora tenendo in mente la dignità della persona”, aggiunge Silvestri, “perché siamo convinti che educazione non è solo scuola ma anche accompagnamento delle persone, affinché sviluppino i loro talenti e diventino davvero protagonisti dei Paesi in cui vivono”. Richiamando il sottotitolo del convegno, il segretario generale di Avsi aggiunge: “Vogliamo un futuro in cui una persona che nasce in condizioni difficili possa poter far fruttare questi suoi talenti”.

Di partecipazione e dialogo con gli attori locali dice anche Amina Mohamed, ex vice-direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) nonché ex segretaria di gabinetto del ministero degli Affari esteri del Kenya. “Meglio insegnare a pescare che dare il pesce” il suo appello: “Questo significa individuare le priorità, parlando con le comunità locali per sapere da loro di cosa hanno bisogno”.