Arezzo: precaria e disabile, apre le porte di casa a un rifugiato. La storia di Nicla

FIRENZEE’ precaria, è disabile e vive in 50 metri quadrati con un figlio. Eppure, Nicla Peruzzi ha deciso di ospitare nella propria abitazione un rifugiato. Nicla ha 38 anni ed abita ad Arezzo, convive con una malattia rara. Nonostante tutto, da qualche giorno ha aperto la porta al nuovo inquilino Souleyman Tandia, profugo maliano 19enne con un permesso di soggiorno per motivi umanitari, che ha terminato l’accoglienza nella struttura presso cui era ospitato. Nicla e Souleyman si sono conosciuti alla Casa delle Culture di Arezzo, dove lei insegna italiano ai migranti come volontaria. “Vivo in 50 metri quadrati – dice Nicla – Ho sempre sofferto il fatto di non disporre di una camera per gli ospiti, ma oggi ho capito che non era più possibile rimandare l’ospitalità di un amico speciale. Così ho rivoluzionato la camera di mio figlio per far posto ad un altro letto”.

Prima di ospitare il giovane rifugiato, Nicla aveva lanciato un appello su facebook affinché qualche centro di accoglienza potesse farsi carico del ragazzo. Nessuna risposta, così ha deciso di fare da sola. “A distanza di tanti anni sono fiera dei miei studi classici perché hanno saputo inculcarmi valori molto forti, a partire da quello dell’ospitalità che non esiterei a definire il muro maestro della civiltà occidentale. Nel mondo greco il forestiero era portatore di una presenza divina, oggi invece lo straniero sembra diventato il barbaro che porta distruzione”.

Un messaggio forte, quello contenuto nel gesto di Nicla. “Inizialmente ho temuto che mio figlio reagisse negativamente, ma quando ha visto Souleyman si è sciolto in un sorriso enorme, era felice di avere un nuovo compagno di avventura”. Non sarà facile coprire le spese per la sua sussistenza. Ecco perché Nicla ha lanciato un nuovo appello sui social per chiedere un supporto per il vitto e per reperire qualche vestito invernale. “Spero di coinvolgere gradualmente Souleyman nella cerchia dei miei amici e dei miei parenti, ho chiesto a tutti di invitarci a casa per una cena. Non so cosa succederà, forse talora non sarà facile la convivenza ma sono sicura che da questa esperienza ne usciremo tutti più ricchi nello spirito e più consapevoli del senso della propria vita. Voglio che il mio gesto sia un piccolissimo passo per sconfiggere la paura del migrante, sono stufa di questo clima di diffidenza, intolleranza e sospetto”.

E poi l’appello affinché Souleyman possa trovare lavoro: “E’ cresciuto in una fattoria africana e potrebe fare l’allevatore o il contadino anche in Italia”. (Agenzia Redattore Sociale)