Sanità, il dramma delle liste d’attesa

L’attesa per le prestazioni sanitarie nel servizio pubblico e’ troppo lunga e spesso richiede anche l’esborso del ticket. È questa la ragione principale per cui tanti italiani vanno nel privato e pagano a tariffa intera. Lo dice il Rapporto Censis-Rbm presentato a Roma per il Welfare day. Per una mammografia si attendono in media 122 giorni, 60 in piu’ rispetto al 2014 e nel Mezzogiorno l’attesa arriva a 142 giorni. Per una colonscopia l’attesa media e’ di 93 giorni 6 giorni in piu’ rispetto al 2014, ma al Centro di giorni ce ne vogliono 109. Per una risonanza magnetica si attendono in media 80 giorni, 6 giorni in piu’ rispetto al 2014, ma al Sud sono necessari 111 giorni. Per una visita cardiologica l’attesa media e’ di 67 giorni, 8 giorni in piu’ rispetto al 2014, ma l’attesa sale a 79 giorni al Centro. Per una visita ginecologica si attendono in media 47 giorni, 8 giorni in piu’ rispetto al 2014, ma ne servono 72 al Centro. Per una visita ortopedica 66 giorni, 18 giorni in piu’ rispetto al 2014, con un picco di 77 giorni al Sud.

E le distanze tra le sanita’ regionali si ampliano. Il 64,5% degli italiani e’ soddisfatto del Servizio sanitario, mentre il 35,5% e’ insoddisfatto. Al Sud pero’ i soddisfatti sono solo il 47,3%, mentre sono il 60,4% al Centro, salgono al 76,4% al Nord-Ovest e arrivano all’80,9% al Nord-Est. Il 31,8% degli italiani e’ convinto che nell’ultimo anno il Servizio sanitario sia peggiorato, solo il 12,5% pensa che sia migliorato e il 55,7% ritiene che sia rimasto stabile. Al Sud il 38,9% dei cittadini pensa che la sanita’ della propria regione sia peggiorata, il 13,3% che sia migliorata e il 47,9% che sia rimasta uguale. Al Centro il 34,2% ritiene che sia peggiorata, l’11,4% migliorata e il 54,3% rimasta uguale. Al Nord-Ovest il 25,2% la giudica peggiorata, l’11,8% migliorata, il 63% rimasta uguale. Al Nord-Est per il 26,1% e’ peggiorata, per il 13,1% e’ migliorata e per il 60,8% e’ rimasta uguale. Sono dati che descrivono la sfida di sistemi sanitari locali in evidente traiettoria divaricante, con crescenti disparita’ nelle opportunita’ di cura dei cittadini. Come alternativa all’attuale sanita’ iniqua si va delineando un modello multipilastro che deve valorizzare la coesistenza tra pubblico, privato e sanita’ integrativa, unica strada per tornare ad ampliare la copertura restituendo sicurezza a tutti i cittadini. (DIRE)

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