Disoccupati a servizio del quartiere: nasce l’impresa di comunità

BOLOGNA – C’è Fatou, giovane mamma senegalese che vive al Pilastro da 8 anni e dal 2011 è disoccupata; c’è Eleonora, bolognese che da qualche anno si è trasferita al Pilastro, disoccupata con competenze amministrative. Sono solo due delle tante voci che danno corpo a Mastro Pilastro, voci anche molto diverse tra loro per etnia, cultura e origine ma fortemente motivate a far progredire l’avventura, perché possa diventare un progetto consolidato e duraturo. Ma cos’è Mastro Pilastro? Mastro Pilastro offre servizi di vicinato alle persone residenti sul territorio, ed è formato da un gruppo di abitanti, dai 18 ai 30 anni, selezionati fra i ragazzi in cerca di un lavoro della zona. Consegna della spesa e medicine a casa, pulizie a domicilio, passeggiate per il Pilastro, piccole manutenzioni, cura del verde, lavori di tinteggiatura, piccoli traslochi, montaggio e smontaggio mobili sono solo alcuni dei servizi offerti.

Attivo dalla fine dello scorso anno e coordinato dalla cooperativa Camelot, Mastro Pilastro è una delle iniziative di #PrimaveraPilastro2016, la rassegna per celebrare i 50 anni di storia del Pilastro di Bologna, zona popolare del capoluogo emiliano inaugurata nel 1966. Il territorio, caratterizzato dal ‘virgolone’, l’edificio simbolo del quartiere, che fu teatro della strage del 1991, quando una pattuglia dei carabinieri fu uccisa dalla banda della Uno Bianca, oggi è tra i più multiculturali della città: tra i suoi 7mila abitanti, unisce persone di 14 nazionalità. Un’area che, in occasione dell’anniversario, si presenta con un nuovo volto, frutto di interventi agli immobili ma anche del lavoro di mediazione sociale e partecipazione portato avanti negli ultimi due anni dalla cooperativa Camelot con la collaborazione anche della coop Opengroup e del gruppo teatrale Laminarie. “Mastro Pilastro è un’impresa di comunità – spiega Camelot –: vale a dire che gli abitanti offrono servizi al rione per farlo rinascere dall’interno, attivando le risorse che già possiede”.

Per trasformare in opportunità di lavoro le esigenze di miglioramento sociale e urbano dell’area, Camelot ha creato un database con oltre 350 curricula, steso diversi bilanci di competenze di persone disoccupate o alla ricerca del primo impiego, e organizzato – grazie alla nascita di un’équipe multidisciplinare composta da pedagogisti, educatori e counselor – incontri di team building e di empowerment individuali e di gruppo, che successivamente sono serviti a far nascere l’impresa di comunità Mastro Pilastro. Come punto di ritrovo è stato recuperato lo Spazio di Vicinato in via D’Annunzio, ora sede di numerose iniziative (come il baratto o la ricerca attiva del lavoro con i Servizi Sociali), e luogo di aggregazione per adolescenti, in collaborazione con i servizi socio-educativi del territorio e con alcune associazioni come Aias, per l’assistenza alla disabilità o Green-Go, per i laboratori artigianali.

“Questo processo ha innescato nuove dinamiche di protagonismo degli abitanti – continua Camelot –, ora coinvolti nell’ideazione e gestione delle attività di reciproco sostegno, come quelle di trasmissione delle competenze tra residenti anziani e giovani, e nell’organizzazione di iniziative di rivitalizzazione degli spazi e dei legami, come le feste del baratto. Mastro Pilastro, da un iniziale gruppo informale di abitanti del rione, sta diventando oggi una vera e propria associazione di comunità, primo passo per la formalizzazione di una cooperativa di comunità, con la volontà di prendersi cura degli spazi e delle persone che lo abitano”. (Agenzia Redattore Sociale)