Disabilità, #unaleggesubito: il video appello di una madre su Facebook

Non ci ha lasciato indifferenti l’appello lanciato da Rosita Terranova su Facebook. L’ennesimo di una battaglia di civiltà che la donna, madre di un bambino disabile, porta avanti da tempo. Un video (clicca qui per vederlo) in cui a parlare sono gli occhi, i suoi e quelli del suo meraviglioso bambino. Lo condividiamo nella speranza di ottenere #unaleggesubito.

 

Sono una donna costretta a trascorrere ventiquattro ore al giorno in questa stanza. Altrimenti, negli ospedali, nei centri di riabilitazione, negli studi medici e nelle farmacie. Per prendermi cura del mio adorato bimbo ho dovuto smettere di lavorare.
Di uscire. Di essere padrona del mio tempo. Del mio corpo. Delle emozioni. Sono infermiera, terapista, burocrate, politico, dottoressa, psicologa, badante. Non posso essere più figlia, sorella, zia, amica, collega, moglie o compagna. Umana.
E NON POSSO ESSERE MAI MAMMA.

Sono sola. Forte e sola. Lo Stato italiano non mi tutela in alcun modo, ma pretende che io paghi sempre le tasse e che non impazzisca dal dolore perché potrei nuocere, così, alla società. Sono diventata povera. In tutti i sensi. E morirò povera.
Passo la vita chiusa in un “carcere” da cui non uscirò mai. 

Il lavoro che svolgo non viene riconosciuto e non viene retribuito solo perché la mia Nazione da’ per scontato che una Mamma di un figlio disabile DEBBA solo accollarsi ogni responsabilità nei suoi confronti e non avere più una vita.
In Italia, i genitori come me, DEVONO svolgere gratuitamente un lavoro che svolto da altri in ambiti diversi viene invece retribuito e tutelato da leggi specifiche.
Eppure, il lavoro che svolgo- con amore e abnegazione – é UTILE all’intera mia Nazione. Se posso, vorrei che CONDIVIDESTE questo video o che pubblicaste una vostra foto con un cartello uguale al mio, anche se non avete un caro affetto da disabilità.
Voglio UNA LEGGE SUBITO che tuteli chi, come me, ha smesso di vivere per regalare attimi di vita pieni di dignità al proprio figlio, fratello, sorella, padre, madre disabile.
Io che non chiedo mai nulla, ora chiedo questo.
Per me. 
Per Tutti.

Rosita Terranova