Caporalato? Non solo in agricoltura

Nell’immaginario collettivo il fenomeno del caporalato viene collegato sempre all’agricoltura ma, dati alla mano, “questo non risponde al vero”. A fronte di un numero ridotto di denunce per irregolarita’, infatti, “ci sono oltre un milione le aziende agricole che operano nella totale trasparenza e nel pieno rispetto delle regole e dei lavoratori”. A sostenerlo e’ la Cia-Agricoltori Italiani, che promuove oggi a Roma un convegno per analizzare gli effetti della legge 199 del 2016 a quasi un anno dalla sua approvazione, confrontandosi con i ministri Andrea Orlando e Giuliano Poletti.

Comparti come l’edilizia e le costruzioni, l’industria e i trasporti- sostiene la Cia- appaiono piu’ toccati rispetto al settore primario, con un numero di irregolarita’ accertate molto piu’ allarmante. Il caporalato, oltre ad essere una pratica disdicevole, crea anche concorrenza sleale nel settore: i costi previdenziali hanno inevitabilmente una ricaduta diretta sulla formazione dei prezzi dei prodotti che l’agricoltore immettera’ sul mercato. Il rischio che la Cia intende scongiurare e’ quello di innescare un clima da caccia alle streghe “verso gli imprenditori, generato da eventuali precipitose disposizioni delle Procure, con ordinanze non commisurate al tipo di reato compiuto. Infatti, se c’e’ un margine di perfettibilita’ della legge non e’ sul testo, ma sulla sua interpretazione”. Nel documento normativo in cui si individuano gli indici di sfruttamento del lavoro, per esempio, “non si e’ operata la dovuta distinzione tra reati gravi/gravissimi e violazioni, anche solo meramente formali, della legislazione sul lavoro e della contrattazione collettiva. Questo determina una totale discrezionalita’ da parte di chi e’ deputato all’applicazione della legge, in primis gli Ispettori del lavoro e, a un secondo livello, la stessa Magistratura, considerata la mole importante di contenzioso che presumibilmente si andra’ a produrre”.

Secondo la Cia, piuttosto, “gli aspetti penali dovrebbero concentrarsi sulla figura dell’intermediario, che opera sia come soggetto fittiziamente proprietario di terreni e titolare di imprese oppure come soggetto che gestisce illegalmente il mercato del lavoro. Non si puo’ mettere sullo stesso piano penale chi recluta e sfrutta la manodopera e chi commette un’infrazione amministrativa”. Il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino spiega di aver organizzato il convegno “per testimoniare come la quasi totalita’ degli agricoltori opera nella trasparenza, nella piena legalita’, svolgendo un ruolo produttivo, sociale ed educativo centrale per il sistema Paese nel suo complesso. D’altra parte, siamo anche qui per dimostrare che la rappresentanza degli agricoltori non intende nascondersi dietro un dito, ma e’ pronta a fare responsabilmente la propria parte affinche’ siano significativamente ridotti i reati nel settore”, conclude. (DIRE)

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