“Assurdo abolire tribunali minorenni”

MILANO – Abolire i tribunali per i minorenni è “letteralmente un assurdo”. Pur con toni pacati, il presidente del Tribunale di Milano, Roberto Bichi, non è tenero con la riforma della giustizia minorile, in discussione al Senato. Una riforma che prevede la creazione di una sezione speciale all’interno dei tribunali ordinari, eliminando l’attuale sistema in cui il Tribunale per i minorenni è autonomo, con sue strutture, risorse e personale. Roberto Bichi è il magistrato che, se la riforma verrà approvata, dovrà organizzare la creazione della sezione in una sede giudiziaria importante come quella di Milano. “È una riforma che è passata sulla nostra testa, senza essere stati consultati. E non ci vengono forniti i mezzi per realizzarla”, afferma nel suo intervento al convegno, “Decidere con lo sguardo al futuro – Quale giustizia per i Minorenni e le relazioni familiari?”, promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale di Milano in collaborazione con Cnca, Cnoas e Camera Minorile di Milano. “Le esigenze per i minori di avere di fronte giudici e personale preparato in un luogo adatto non è certo venuta meno. Non si capisce quindi quale sia il bonus di questa riforma”.

Dalla grande sala Alessi, gremita di giudici, avvocati, operatori del terzo settore, viene lanciato questo messaggio: il Senato si fermi, non approvi la riforma. L’abolizione dei tribunali per i minori rischia di danneggiare gli stessi minori e di chiudere un’istituzione che altri Paesi in Europa ci invidiano e che stanno copiando. “Si tratta di temi sui quali nelle prossime ore il Senato sarà chiamato a prendere importanti decisioni – commenta Lamberto Bertolé, Presidente del Consiglio comunale di Milano – Per questo riteniamo fondamentale contribuire con un confronto tra le migliori competenze ed esperienze, perché si decida bene e senza compromettere un sistema di cui tutto il Paese è orgoglioso”. Nei mesi scorsi una petizione on line ha raccolto oltre 23mila firme, che sono state inviate ai Senatori. In questi giorni un’analoga petizione è stata sottoscritta da oltre 300 tra giuristi, avvocati, giudici, politici e operatori del terzo settore. “Il Senato deve rivedere il disegno di legge, la riforma non può passare così com’è stata concepita finora”, conclude Lamberto Bertolé. (Agenzia Redattore Sociale)

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