Air-gun, associazioni: “Bene Regione Calabria e Comuni, ora si faccia valere principio di precauzione”

In relazione alle ultime vicende relative alle prese di posizione di Regione Calabria e di alcuni comuni della costa crotonese contro le recenti autorizzazioni rilasciate dal Ministero dell’Ambiente per attività di ricerca di idrocarburi con la tecnica dell’air-gun, intervengono le associazioni A.S.D. Isola Ambiente Apnea e il G.D.P.S. Lega Navale Italiana Sezione Le Castella – attive nel crotonese – con una nota che riportiamo di seguito.

Le Associazioni A.S.D. Isola Ambiente Apnea e il G.D.P.S. Lega Navale Italiana Sezione Le Castella ringraziano pubblicamente l’Assessore Regionale alla Tutela dell’Ambiente, Antonella Rizzo, per la decisa presa di posizione contro le autorizzazioni concesse dal Ministero dell’Ambiente, in data 18/10/2016, alla società Global MED LLC, avente ad oggetto la ricerca di idrocarburi con l’utilizzo della tecnica dell’air-guns.

Allo stesso modo ringraziano, pubblicamente, i sindaci di Crotone, Ugo Pugliese e di Isola di Capo Rizzuto, Gianluca Bruno, per la presa di posizione contro le stesse autorizzazioni. Ma siccome siamo consapevoli che non basta un comunicato stampa per cambiare queste situazioni, ci permettiamo di spronare i nostri Rappresentanti Istituzionali a metterci tutto il loro coraggio e la loro “forza”, consapevoli che in questa battaglia avranno dietro tutto il territorio e tutta la popolazione. Vi consigliamo di prendere opportuni provvedimenti amministrativi per combattere questo abuso perpetrato ai danni del nostro territorio, anche se, visti gli “interessi” in gioco, probabilmente, non serviranno a risolvere il problema, ma, almeno saranno un segnale per i signori che governano i destini del nostro territorio, comodamente seduti su “dorate” (e profumatissimamente retribuite) poltrone ministeriali.

Da parte di qualcuno, in questi giorni si è obiettato che, ancora, non è certa la pericolosità dell’uso di questi strumenti (gli air-guns) di ricerca così invasivi; basterebbe andare a leggersi le eccellenti e documentatissime motivazioni che hanno portato nel 2015, come già esposto nel precedente comunicato, il Sindaco del Comune di Roseto Capo Spulico, Rosanna Mazzia, ad emanare un’ordinanza di divieto dell’utilizzo, sul proprio territorio, delle prospezioni geofisiche svolte con il sistema dell’air-gun, basandola sul principio della “precauzione”.

Il principio di precauzione, definito alla Conferenza sull’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite, tenuto a Rio de Janeiro nel 1992 e in seguito recepito dall’Unione Europea prima e dall’Italia dopo, afferma, in sostanza, che: “Al fine di proteggere l’ambiente, un approccio cautelativo dovrebbe essere ampiamente utilizzato dagli Stati in funzione delle proprie capacità. In caso di rischio o danno grave o irreversibile, l’assenza di una piena certezza scientifica non deve costituire un motivo per differire l’adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il danno ambientale”.

Quindi sulla base di tale principio, se non si può dimostrare scientificamente in modo assoluto che, un’attività antropica non è impattante per l’ecosistema, essa deve essere comunque vietata se “potenzialmente” pericolosa per l’ambiente; nella sostanza, ad esempio, non si può pescare in apnea in un’Area Marina Protetta perché ancora non si sa se la pesca in apnea è troppo impattante o meno per l’ecosistema marino. Questa regola che vale per i pescatori in apnea, però, sembra non valere per le grandi società multinazionale del petrolio e per le loro società satelliti. Per queste, infatti, sembra vigere il principio opposto per cui se non esistono ricerche scientifiche che affermino con “certezza assoluta” la pericolosità dell’utilizzo dell’air-gun per le ricerche geofisiche in mare (e già questo non è vero), allora, intanto si autorizza… poi si vedrà…

Bel modo di rispettare la legge e l’ambiente da parte del Ministero all’Ambiente. Certo che il peso delle decine di migliaia di pescatori in apnea italiani è assolutamente diverso da quello di una Multinazionale del settore petrolifero… Così come gli interessi e i soldi che essi “muovono” … Ma a noi non sembra proprio un “bel” modo di tutelare l’ambiente da parte del Ministero a ciò deputato… Perciò, visto come vanno le cose, aspettiamoci altre autorizzazioni….

Quanto all’attività estrattiva vera e propria degli idrocarburi, se c’è un popolo che ha potuto vederne gli effetti sulla propria pelle e su quella dei propri figli, questo è proprio quello Crotonese che, da oltre 40 anni, subisce le limitazioni e le penalizzazioni della presenza dei pozzi di estrazione del metano gestiti dall’E.N.I., senza averne “niente” di utile in cambio. Il niente è riferito anche alle famose royalities che la società eroga alla Regione Calabria e che rappresentano una percentuale “infinitesimale” del guadagno che la stessa ricava dal nostro territorio. Di questi soldi poi, alle amministrazioni e popolazioni che ne subiscono la presenza, ne arrivano ancora meno.

Per questo, mentre il nostro territorio sprofonda e le nostre bellezze paesaggistiche e archeologiche si stanno perdendo, la società che estrae il metano sotto i nostri piedi, si arricchisce nell’apatia e disinteresse generale. Inoltre, ed infine, vorremmo capire come fa un Ministero a concedere in “prossimità” di un’Area Marina Protetta, una Valutazione di Impatto Ambientale positiva nei confronti di una attività che ha come naturale sbocco quello di consentire la realizzazione di pozzi per l’estrazione di idrocarburi dal sottosuolo o dal mare? E ancora: ma come è stato possibile realizzare un’Area Marina Protetta in una zona dove ci sono vigenti (all’epoca della sua istituzione) le concessioni per l’estrazione (che effettivamente viene fatta) di idrocarburi?